Politica

"Poltrona regalata". Bufera sull'assunzione del figlio di Tabacci

Il figlio del sottosegretario Tabacci, secondo il quotidiano Domani, sarebbe stato assunto da Leonardo: "Il conflitto d'interessi è triplice". La Lega va all'attacco

"Ennesima poltrona regalata". Bufera sull'assunzione del figlio di Tabacci

Scoppia una nuova bufera politica su Bruno Tabacci. Questa volta a far discutere è un'indiscrezione lanciata dal quotidiano Domani, secondo cui il figlio Simone sarebbe stato assunto da Leonardo, colosso nei settori della difesa. Fonti dell'azienda avrebbero fatto sapere che a Tabacci jr sarebbe stata affidata la divisione chiamata Chief strategic equity officier, oggi guidata da Giovanni Saccodato. Sulla questione si è espresso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che ha fatto sapere di non seguire più ormai il percorso lavorativo di suo figlio 49enne: "Né ho potuto orientare le sue scelte essendo particolarmente geloso della sua autonomia. Chieda a Leonardo, società quotata, eventuali motivazioni riferite alle loro scelte".

L'assunzione del figlio di Tabacci

Non è da escludere che la decisione, scrive sempre Domani, possa essere stata presa dall'amministratore delegato Alessandro Profumo e dai suoi uomini più fidati. Il giornalista Emiliano Fittipaldi ha fatto notare che "Tabacci è stato assunto come quadro con uno stipendio sotto ai 100mila euro l'anno", mentre di recente Profumo avrebbe "creato due fondazioni piazzandoci democrat di peso come Luciano Violante e Marco Minniti, che ne prende circa 300mila".

Dall'azienda comunque spiegano che - anche se il figlio di Tabacci è entrato in azienda pochi giorni fa - la selezione del posto si sarebbe conclusa prima della caduta del governo Conte. Dal punto di vista temporale, Bruno era semplicemente un deputato senza le deleghe "pesanti" che ha oggi con l'esecutivo Draghi.

Per Domani ci sarebbe un triplice conflitto d'interessi: "Non solo Tabacci padre è onorevole di Centro democratico e tra i principali consiglieri economici di Draghi di cui è amico personale 'dai primi anni Ottanta' come lui stesso ha raccontato, ma quattro mesi fa ha ottenuto dal premier anche le deleghe alle politiche aerospaziali italiane". Un comparto fondamentale per l'ex Finmeccanica, "curato dalla divisione dove è stato assunto il figlio di Tabacci". Non a caso Saccodato, che al momento la guida, "è presidente del cda di Thales Alenia Space e vicepresidente di Mbda e Telespazio".

"Selezione con società esterna"

L'azienda ha precisato di aver affidato il 4 novembre 2020, "a una società di recruiting esterna", il compito di selezionare "uno o più profili con esperienza internazionale nell'ambito dell'M&A". I colloqui hanno preso il via il 17 novembre e, attraverso successivi passaggi di selezione, hanno portato "alla scelta di due risorse da inserire nella struttura di Cseo (Chief Strategic Equity Officer)". Nello specifico il dirigente è stato inserito in organico il 15 marzo 2021; il quadro (Tabacci Jr) il primo luglio 2021.

Intanto il figlio di Bruno Tabacci, a seguito degli articoli apparsi tra ieri sera e questa mattina su alcune testate giornalistiche, ha voluto mettere in chiaro le cose: "Nello svolgimento delle mie funzioni presso Leonardo naturalmente mi asterrò dal partecipare a qualsiasi attività connessa alle materie concernenti la delega di governo attribuita a mio padre relativa allo Spazio e al Dipe".

Le polemiche su Fornero e Arcuri

Nei giorni scorsi ilGiornale ha parlato di una convenzione da 4.094.062,12 euro con Invitalia, il cui amministratore delegato è Domenico Arcuri. Il compito di Invitalia dovrebbe essere quello di "rafforzare la capacità delle strutture di governo per il monitoraggio dell'avanzamento finanziario e procedurale degli investimenti pubblico". Dal Dipe, Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, hanno tuttavia chiarito che - quella che alcuni articoli di stampa definiscono consulenza - si tratta in realtà di una "convenzione in essere dal 2014 relativa al finanziamento dei codici unici di progetto (Cup), obbligatori per legge per la realizzazione di qualsiasi opera finanziata dallo Stato, pena la nullità".

A scatenare polemiche è stata anche la nomina di Elsa Fornerno: l'ex ministro del Lavoro del governo Monti farà parte del team di esperti che compongono il Consiglio d'indirizzo per la politica economica. Il gruppo di tecnici è nato con lo scopo di "orientare, potenziare e rendere efficiente l’attività programmatica in materia di coordinamento della politica economica". L'organismo sarà presieduto proprio da Tabacci.

La Lega all'attacco

Il caso ha provocato la prima reazione politica. All'attacco è andata la Lega che, per bocca di Roberto Paolo Ferrari, definisce l'assunzione del figlio di Tabacci "solo l'ultima provocazione di una lunga serie". Il responsabile Dipartimento difesa del Carroccio e capogruppo in commissione difesa ritiene che Leonardo, piuttosto che concentrarsi sul mercato e sulle sfide globali, "è impegnata a trovare una poltrona per gente del Pd come Minniti (presidente della Fondazione Med-Or) e Violante (presidente della Fondazione Leonardo) o per l'ex portavoce di Di Maio, Rubei". Ferrari è convinto che si tratti di una serie di scandali "per accontentare gli appetiti della sinistra". Da qui l'invito all'ad Profumo: "Si dimetta".

Anche altre fonti della Lega esprimono malcontento: "Se la notizia fosse confermata, sarebbe vergognoso e imbarazzante che il figlio di un sottosegretario di Palazzo Chigi con delega alle politiche dello Spazio sia stato assunto da un'azienda controllata dallo Stato come Leonardo".

I precedenti

Di recente è stata partorita 'Med-Or' - dal Mediterraneo allargato fin sotto il Sahara (Med), fino al Medio ed Estremo Oriente (Or) - la neonata fondazione di Leonardo, la cui guida è affidata a Marco Minniti, l'ex ministro dell'Interno nel governo Gentiloni. Il leghista Ferrari ha fatto riferimento anche a Luciano Violante, già presidente della Camera dei deputati e della commissione parlamentare Antimafia e oggi alla guida della Fondazione Leonardo. C'è pure la parabola di Augusto Rubei, che è passato dal curare la comunicazione di Luigi Di Maio all'entrata in Leonardo nelle Relazioni internazionali.

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