Elezioni Europee 2019

Europee, a cento giorni dal voto è partito il totonomine

A cento giorni dalle elezioni europee, inizia il totonomine su chi sarà ai vertici dell'Unione. Francia e Germania pronte a dividersi i ruoli. L'Italia punta sull'Agricoltura: ma tutto dipenderà da elezioni e Movimento 5 Stelle

Europee, a cento giorni dal voto è partito il totonomine

Mancano cento giorni alle elezioni europee e già si inizia a pensare a come possa essere il futuro quadro politico e istituzionale dell'Ue.

Difficile dire chi guiderà l'Europa del prossimo futuro. Ma quello che è certo è qualcosa cambierà per forza. Anche perché i partiti che vogliono infrangere la composizione tradizionale dell'Europarlamento, sono pronti a entrare in massa.

Iniziano però a trapelare le prime indiscrezioni, a cominciare dalla presidenza della Commissione europea. Entro luglio, salvo proroghe dell'esecutivo Ue che però appaiono molto difficili, dovrà essere fatto il nome di chi succederà a Jean-Claude Juncker. Attualmente, il pretendente al trono di Bruxelles sembra essere Manfred Weber, capogruppo del Partito popolare europeo e Spitzenkandidat del Ppe. I sondaggi danno quasi per certo che saranno i popolari a rappresentare la prima forza nel prossimo Paramento europeo. E questo fornisce a Weber molte chance per la nomina a Presidente della Commissione.

Ma le cose potrebbero farsi più complicate del previsto. E il nome di Weber non sembra esser più una certezza granitica. In primis, perché il sistema dello Spitzenkandidat, cioè far diventare presidente il capolista del partito più votato, non piace a molti governi. Inoltre, Weber non è un candidato che desta particolari simpatie da parte delle cancellerie di peso dell'Unione europea, soprattutto perché non è mai stato ministro e non parla il francese, lingua veicolare per l'Ue.

E iniziano a circolare altre ipotesi nelle sedi europee. C'è chi parla del francese Michel Barnier, il capo negoziatore della Brexit, e della danese Margrethe Vestager, commissaria alla Concorrenza. Barnier piace a molti. Ha ottimi rapporti con la Francia, è dello stesso partito di Angela Merkel (Pp) e ha una carriera di lungo corso negli uffici dell'Unione europea. Parigi pare voglia puntare forte su di lui. Ma a quel punto, sarà difficile che la Francia ottenga anche la guida della Bce dopo la fine del mandato di Mario Draghi. Francois Villeroy de Galhau non potrebbe più essere la guida dell'Eurotower, spianando la strada (probabilmente) a un tedesco. Sulla Vestager, liberal-socialista, pesa invece il fatto di non avere l'appoggio del governo danese di centrodestra. Per lei si parla con insistenza della presidenza del Paralmento europeo.

Per quanto riguarda l'Alto rappresentante per la politica estera, ruolo che attualmente detiene Federica Mogherini, l'idea è che se il presidente della Commissione sarà un rappresentante del Ppe, allora per gli Esteri Ue sarà nominato un socialista. I profili che circolano in questi giorni sono quelli dello Spitzenkandidat socialista Frans Timmermans, e della socialdemocratica svedese Margot Wallstrom. Sembra invece bruciato il nome del ministro degli Esteri spagnolo, Josep Borrell, dopo le elezioni anticipate. Berlino, nel caso non riuscisse a ottenere la presidenza della Commissione, potrebbe invece puntare sull'attuale ministro della Difesa, Ursula von der Leyen.

Infine, sarà da decidere il nuovo presidente del Consiglio europeo. Emmanuel Macron sembra abbia intenzione di rafforzare il ruolo di questa carica. E questo potrebbe essere particolarmente indicativo di un prossimo nome di peso per il successore di Donald Tusk. Le indiscrezioni parlano del premier olandese Mark Rutte. Altri parlando della presidente lituana, Dalia Grybauskaite, e del capo del governo finlandese, Juha Sipila. Altri ancora, soprattutto in Belgio, parlano del premier Charles Michel.

Per l'Italia, la partita sembra essere concentrata sul commissario all'Agricoltura. Matteo Salvini vorrebbe avere un rappresentante della Lega. Luca Zaia si è smarcato dalla candidatura, dicendo che vuole continuare a fare il presidente della Regione Veneto. Aumentano le quotazioni del ministro Lorenzo Fontana.

Ma tutto dipenderà dagli equilibri nella maggioranza giallo-verde dopo le elezioni europee e dai dubbi del Movimento Cinque Stelle, che non vorrebbe avere una nomina così dichiaratamente leghista.

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