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Gradimento dei sindaci, disastro degli arancioni: Pisapia e Marino da incubo

Dovevano fare la rivoluzione ma i cittadini li bocciano sonoramente

Gradimento dei sindaci, disastro degli arancioni: Pisapia e Marino da incubo

A quattro anni di distanza dalla "rivoluzione arancione" che doveva cambiare l'Italia, i sindaci della sinistra dura e pura crollano nell'indice di gradimento degli italiani.

La classifica pubblicata oggi dal Sole 24Ore presenta un bilancio inequivocabile. Su più di cento capoluoghi di provincia, i sindaci "arancioni" si collocano (quasi) tutti nella seconda metà della classifica. L'unico superstite è Leoluca Orlando, che con la sua Palermo strappa la posizione numero 43.

Molto peggio fanno Marco Doria a Genova e Luigi De Magistris a Napoli, che non salgono oltre il 58esimo posto. Ancora peggio Giuliano Pisapia a Milano e Massimo Zedda a Cagliari, rispettivamente 67esimo e 71esimo. In zona retrocessione, per usare una metafora calcistica, il disastroso Ignazio Marino, eletto al Campidoglio nel 2013 ma già 82esimo. Addirittura drammatico il piazzamento del bolognese Virginio Merola, che chiude 98esimo.

Guardando al podio, invece, si scopre che i tre gradini più alti sono occupati da tre sindaci piddì relativamente moderati: il fiorentino Nardella (primo), il barese Decaro (secondo) e l'orobico Gori (al terzo posto). Nel centrodestra ottengono piazzamenti lusinghieri Paolo Perrone di Lecce e il leghista Massimo Bitonci a Padova, entrambi al settimo posto. Buona anche la perfomance del torinese Piero Fassino, anch'egli settimo.

In discesa i grillini Pizzarotti (Parma) e Piccitto (Ragusa), al 43esimo posto. Comunque meglio del collega di partito Filippo Nogarin, primo cittadino labronico, che si piazza 76esimo.

Nel complesso, il 53,4% degli intervistati afferma che se dovesse rivotare adesso conferemerebbe la preferenza al sindaco in carica: "La nuova graduatoria - spiega il direttore di Ipr Marketing Antonio Noto - è figlia del 'sentimento' politico che ha guidato gli italiani nell'ultimo anno, dominato dalla richiesta di cambiamento."

C'è però un caveat da tener presente: il sondaggio rileva l'opinione dell'elettorato sull'operato del sindaco e non le intenzioni di voto. Che, naturalmente, andrebbero misurate in presenza di un'alternativa tra candidati.

La speranza, però, è che la classifica serva da pungolo ha chi ha fatto meno bene.

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