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"Quella grave interferenza che trovò complici interni"

Il ministro degli Esteri e leader Fi: «Molte imprecisioni nel racconto di Sarkozy, irrispettoso verso Berlusconi»

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«Oggi mi sono dedicato alla famiglia a Fiuggi», confida Antonio Tajani tra la presentazione del libro di Andrea Riccardi a Fondi e la trasferta odierna in Emilia Romagna per partecipare al Meeting di Rimini e poi visitare le zone alluvionate a Forlì. Ma per il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia la giornata di relax è stata guastata dalle memorie velenose dell'ex presidente francese Sarkozy, che si è vantato di avere fatto cadere il governo Berlusconi nel 2011. Tajani all'epoca era commissario Ue all'Industria e già uno dei maggiorenti del Ppe. È una vicenda che ha vissuto da protagonista delle relazioni internazionali e che desidera ricostruire in questa intervista al Giornale.

La confessione tardiva del vostro ex alleato gollista è una ricostruzione molto velenosa nei confronti di Berlusconi. Quali sentimenti suscita in lei quasi dodici anni dopo?

«Mi pare ci siano due fatti gravi. Il primo: in democrazia un Paese non può interferire nella vita di un altro, per lo più amico e alleato, per modificarne il governo. Che diritto aveva Sarkozy di fare dimettere il presidente del Consiglio italiano? Fu un'operazione scorretta e illegittima. Come seconda conseguenza, fare cadere un esecutivo riconducibile al Ppe ha significato aprire le porte agli avversari in Italia».

E nel merito della narrazione di Sarkozy come controbatte? Andò veramente così?

«Ci sono molte imprecisioni. Sarkozy non racconta che in quell'incontro c'era anche il presidente Usa Obama che invece difese Berlusconi, dicendo che non si sarebbe sporcato con il suo sangue. Anche il passaggio sul debito pubblico italiano è scorretto: non si ricorda che il valore del patrimonio privato italiano era superiore all'esposizione e che c'erano i soldi nelle banche. Quindi non c'era quell'emergenza usata come operazione politica contro il Paese. È la dimostrazione che aveva ragione Berlusconi, che oltretutto rifiutò i 40 miliardi proposti dal Fmi paragonandoli a un'elemosina. Anche in quell'occasione lui tutelò il proprio Paese, ma forse per Sarkozy quell'Italia contava troppo sulla scena internazionale. Sono sbagliati pure i riferimenti a Draghi: era Berlusconi a volerlo capo della Bce e non lui, oltre a ad altre incongruenze sulle date dei fatti narrati».

La foto di Sarkozy e Merkel che deridono il presidente del Consiglio italiano resta nella storia del Paese. L'ex presidente francese coinvolge pienamente nella defenestrazione di Berlusconi anche l'ex cancelliera tedesca. Ebbero un ruolo paritario in quel golpe contro l'Italia?

«Più Sarkozy di Merkel. C'era la questione libica legata anche agli interessi petroliferi: la Francia contava molto poco e mal sopportava la presenza italiana in Nord Africa».

Lei ha avuto negli anni molte occasioni per parlare in privato con la Merkel. Quale fu la sua versione dei fatti?

«Berlusconi ricucì i rapporti con Merkel, ma con Sarkozy non ci furono più contatti. Ero presente all'incontro tra Berlusconi e Merkel al congresso Ppe di Malta del 2017, dove l'ex cancelliera tedesca capì quanto fossero importanti l'Italia e Forza Italia. Infatti lei con si arrivò al chiarimento».

La caduta del 2011 resta una ferita aperta. Ci furono quinte colonne italiane, non solo a sinistra, che remarono contro il Paese soltanto per sovvertire il voto degli elettori a favore del centrodestra?

«Sicuramente ci furono complici interni tra chi tramava contro Berlusconi, oltre a parecchi settori della vita pubblica che interloquivano con altri. La sua personalità forte dava fastidio a molti. E così, non riuscendo a batterlo alle urne, trovarono altri modi per spodestarlo, prima da presidente del Consiglio e poi dal Senato».

Fervono le trattative per le alleanze nel centrodestra europeo per le elezioni del 2024. Potranno ancora pesare i veleni interni del passato o la vicenda del 2011 è un capitolo chiuso?

«Vicenda chiusa e legata solo a quel momento. Sarkozy non ha più rilievo in Francia e in Europa, problema superato. Restano purtroppo i modi non rispettoso di rivolgersi a un grande protagonista che è stato anche invitato a intervenire al congresso Usa».

Oggi sono ancora ipotizzabili manovre internazionali così invasive da mettere a rischio il governo Meloni?

«Mi auguro che questo non accada mai più, è contro ogni fondamento democratico il voler interferire nella vita di altri Paesi.

Di tutta la vicenda, resta l'occasione per ricordare come Berlusconi abbia sempre difeso in ogni modo l'interesse nazionale dell'Italia».

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