Altro che azioni da parte dell'Ue, altro che sinergie europee. Invece di lavorare insieme per evitare che si ripetano tragedie come quella dello scorso fine settimana, arriva lo scaricabarile. Sul drammatico naufragio del caicco al largo di Steccato di Cutro che, all'alba di domenica, è costato la vita a 66 migranti, Frontex prova a puntare il dito sulla nostra Guardia Costiera.
L'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera ha dato una versione che confligge con quella italiana. Sostenendo che alle 22 di sabato un suo aereo «che sorvegliava l'area italiana di ricerca e soccorso nell'ambito dell'operazione Themis - spiega un portavoce dell'organismo europeo -, ha avvistato un'imbarcazione pesantemente sovraffollata che si dirigeva verso le coste italiane: come sempre in questi casi, abbiamo immediatamente informato tutte le autorità italiane dell'avvistamento». L'aereo avrebbe continuato poi a monitorare il natante fino a che ha avuto carburante, segnalando che l'imbarcazione trasportava «circa 200 persone», era in navigazione «da sola e non c'erano segni di pericolo». È sempre il portavoce di Frontex ad aggiungere che, in conseguenza dell'allerta, l'Italia avrebbe mandato due motovedette che sarebbero però state costrette a rientrare in porto dalle condizioni del mare prima di aver intercettato il caicco, che all'alba si sarebbe spezzato provocando il naufragio. Insomma, l'agenzia europea si lava le mani e sostiene di aver fatto il suo, aggiungendo tra le righe che è l'Italia a essersi mossa prima male e poi in ritardo. Peccato che qualcosa non quadri nella ricostruzione, che cozza, decisamente, con quella che arriva dalla Guardia costiera italiana.
Di fronte all'entrata a gamba tesa di Frontex il corpo di ricerca e soccorso della nostra Marina Militare sceglie di replicare per spiegare come sono andate le cose. E il racconto è molto diverso. L'unico punto di contatto tra le due versioni è all'inizio: per entrambe tutto comincia quando, la sera di sabato, un velivolo Frontex avvista l'imbarcazione che sta navigando nel Mar Jonio. Concordano anche le condizioni del natante, che «risultava navigare regolarmente, a 6 nodi e in buone condizioni di galleggiabilità», ma su un punto si comincia a divergere. E non è un dettaglio. Se Frontex sostiene che a bordo dell'imbarcazione c'erano «circa 200 persone», la Guardia costiera sostiene che nella segnalazione si parlava di «solo una persona visibile sulla coperta». Insomma, nel primo caso l'allerta aveva certamente un peso maggiore, considerando il fattore di rischio del sovraffollamento, che invece, stando all'Italia, non era stato affatto segnalato.
Infatti, continua la Guardia costiera, quel primo allarme è arrivato alla Guardia di finanza, che ha informato anche la Guardia costiera e si è poi attivata per intercettare la barca che avrebbe avuto una sola persona a bordo. Soltanto alle 4.30 del mattino, sottolinea poi la Guardia costiera, sono arrivate le prime segnalazioni telefoniche su quanto stava avvenendo, per iniziativa di persone che, da terra, avevano visto il caicco in difficoltà e a pochi metri dalla costa. I carabinieri, che erano stati già allertati dalla Gdf, sono a quel punto giunti nella zona di Steccato di Cutro, dove hanno avvertito la Guardia costiera del naufragio che nel frattempo era già avvenuto. E soltanto «questa - sottolinea la Guardia costiera - è la prima informazione di emergenza pervenuta alla Guardia Costiera riguardante l'imbarcazione avvistata dal velivolo Frontex».
D'altra parte, prosegue il corpo della Marina, «nessuna segnalazione telefonica è mai pervenuta dai migranti presenti a bordo della citata imbarcazione, o da altri soggetti come avviene in simili situazioni». Un fatto spiegato, probabilmente, dalla circostanza che uno degli scafisti aveva con sé uno scrambler, in grado di inibire le comunicazioni radio-telefoniche.
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