
Grande attesa per la risposta di Hamas, che sarebbe spaccata al suo interno fra ala militare e ala politica. A quattro giorni dall'annuncio del piano di 20 punti per chiudere il conflitto a Gaza, presentato il 29 settembre alla Casa Bianca dopo il via libera di Benjamin Netanyahu ospite al fianco di Donald Trump, a prevalere è ancora l'incertezza. Una titubanza che pare stia infastidendo Trump, pronto a mettere un limite ai tempi di risposta al gruppo. "È un piano accettabile e speriamo e ci aspettiamo che Hamas lo accetti così da poter procedere", ha spiegato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, annunciando che l'amministrazione americana è impegnata in "conversazioni delicate" e lascia ulteriori dichiarazioni al presidente e al suo inviato, Steve Witkoff. Hamas all'interno sarebbe divisa fra gli operativi che stanno combattendo nella Striscia e sarebbero contrari all'intesa e i suoi vertici, di base in Qatar, pare disposti ad accettare, pur chiedendo modifiche importanti.
I mediatori arabi avrebbero avuto colloqui produttivi con Hamas e una risposta dal gruppo terroristico potrebbe arrivare già in queste ore ed essere "positiva", secondo una fonte vicina ai negoziati, citata dal Times of Israel. Per questo aanche Vladimir Putin mostra ottimismo, spiegando che su Gaza nonostante "le politiche occidentali stiano impedendo una risoluzione", "si intravede una luce fuori dal tunnel".
Un'eventuale risposta positiva, però, non segnerebbe ancora la fine immediata del conflitto. I vertici del movimento palestinese di base a Doha intendono infatti chiedere diverse modifiche e il Qatar pare abbia già contattato gli Stati Uniti per cambiare alcune parti del piano. Tra i nodi ci sono in particolare il ritiro delle Idf (le Forze armate israeliane), al momento previsto in fasi graduali, il disarmo di Hamas, le garanzie di sicurezza dopo l'eventuale esilio della leadership ma anche la tempistica sul rilascio degli ostaggi, quelle 72 ore che rischiano di essere troppo poche per recuperare i corpi dei rapiti ancora a Gaza, alcuni dei quali sotto le macerie.
Si tratta ancora, insomma. E le voci sulla reale volontà di Hamas di dare luce verde al piano restano discordanti. Secondo quanto appreso dalla Bbc, i mediatori hanno contattato il capo dell'ala militare del gruppo palestinese a Gaza, Izz al-Din al-Haddad, che ha dichiarato di non condividere il nuovo piano, convinto che sia stato concepito per distruggere il movimento, indipendentemente dal fatto che il gruppo lo accetti o meno. Per questa ragione, al-Haddad sarebbe determinato a continuare a combattere, nonostante il pressing dei Paesi arabi, che hanno dato luce verde alla nuova proposta. Non è un caso che proprio da Gaza ieri siano stati lanciati cinque razzi contro Israele, quattro intercettati e uno esploso in un'area aperta, senza provocare vittime. La guerra continua e fra le oltre 60 vittime di ieri ci sarebbe anche il quattordicesimo operatore di Medici senza frontiere.
La comunità internazionale, intanto, continua a premere per un accordo. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha riferito alla Camera di aver parlato, da ultimo mercoledì, con il ministro degli Esteri turco: "Mi ha assicurato che sta premendo su Hamas e sono convinto, da come mi ha raccontato, che Hamas accetterà il piano ma chiedendo alcuni chiarimenti. Vedremo".
Tajani ha inoltre sottolineato l'impegno del governo italiano sul fronte umanitario: "La nostra risposta al dramma di Gaza sono i bambini, ormai quasi 200 che possono curarsi in Italia. Mercoledì sera è arrivato il primo gruppo di studenti palestinesi e altri 100-150 arriveranno nei prossimi giorni".