
In una intervista rilasciata al settimanale Milano Finanza, la commissaria europea Teresa Ribera ha giustamente rilanciato l'allarme sul crescente strapotere delle Big Tech, tema sul quale non possiamo che condividere preoccupazioni e riflessioni. Tuttavia, ci sorprende e francamente ci allarma il tono perentorio con cui la commissaria ha nuovamente affrontato il tema delle operazioni bancarie strategiche, affermando che all'intero dell'Unione "a decidere è la Direzione Generale Concorrenza della Commissione europea". Come se Bruxelles potesse calare dall'alto sentenze inappellabili, senza tener conto delle peculiarità degli Stati membri.
È opportuno ricordare alla commissaria Ribera e a chi, come lei, pare dimenticarlo con una certa disinvoltura che la sicurezza nazionale resta, e resterà, una competenza esclusiva degli Stati membri. In Italia, la tutela del risparmio è scolpita nella Costituzione e considerata un interesse strategico nazionale. Pensare che operazioni di scala che coinvolgono banche sistemiche, il risparmio di milioni di cittadini e la stabilità del sistema finanziario possano essere giudicate esclusivamente in ottica concorrenziale da Bruxelles, è non solo miope ma persino pericoloso. Non stiamo parlando di una fusione tra aziende di bibite gassate, ma di asset fondamentali per l'autonomia economica del Paese.
Le regole europee non possono e non devono diventare una copertura per svuotare gli Stati membri del loro diritto-dovere di difendere interessi vitali.
La Commissione europea faccia pure il suo mestiere, ma senza dimenticare che in democrazia esistono confini e responsabilità. Su questo punto non si accettano lezioni, né diktat arroganti: decide Roma, non Bruxelles. Ci mancherebbe altro.