Ira della Meloni: "Solo teppisti". Conte choc: "È un segnale"

La politica condanna le violenze. Schlein: non si oscuri la protesta

Ira della Meloni: "Solo teppisti". Conte choc:  "È un segnale"
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L'Italia si risveglia sotto le macerie di una giornata di caos. Stazioni prese d'assalto, strade e autostrade paralizzate, lancio di pietre, feriti tra le forze dell'ordine, con Milano in particolare trasformata in un teatro di guerriglia urbana. La politica segue con attenzione la giornata, ma il quadro restituisce una netta spaccatura: da una parte il centrodestra che condanna con parole dure e chiede giustizia; dall'altra un centrosinistra in difficoltà, diviso tra la condanna della violenza e la difesa di una piazza che sente "propria".

Durissimo il giudizio della premier Giorgia Meloni: "Sedicenti pacifisti che devastano la stazione e generano scontri con le Forze dell'Ordine. Violenze che nulla hanno a che vedere con la solidarietà e che avranno conseguenze concrete per i cittadini italiani, che finiranno per pagare i danni provocati da questi teppisti". La presidente del Consiglio chiede anche "parole chiare di condanna" da tutte le forze politiche.

Il vicepremier Matteo Salvini definisce ironicamente i violenti "pacifisti di sinistra" e pubblica le immagini in diretta degli scontri: "Altro che sciopero: stazioni assaltate, lavoratori bloccati, sassi sui binari. Questa è violenza organizzata". Gli fa eco Antonio Tajani, anch'egli vicepremier, da New York: "Bloccare stazioni e porti non aiuta Gaza. Danneggia l'economia e il turismo. Solidarietà alle forze dell'ordine. Io sono a New York per partecipare all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Qui il governo è al lavoro per aiutare il popolo palestinese e costruire la pace in Medio Oriente". Sulla stessa linea il presidente del Senato Ignazio La Russa: "Forze dell'ordine e cittadini presi in ostaggio da delinquenti che si professano pacifisti. Vergognose guerriglie urbane. Tutti dovrebbero condannare senza esitazione". "Si è trattato di un deliberato atto contro la Polizia", tuona il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Anche il ministro Zangrillo parla di "gruppi organizzati che sfidano lo Stato. Le città non possono essere ostaggio di professionisti della tensione". Anna Maria Bernini, ministra dell'Università, mette nel mirino le minacce nei campus: "Gli atenei non devono diventare zone franche in cui si picchiano professori".

Dall'altra parte, il centrosinistra appare in affanno, costretto a muoversi su un terreno sdrucciolevole. Elly Schlein, segretaria del Pd, condanna le violenze, ma subito rilancia: "Condanniamo gli scontri, ma non si oscuri la manifestazione pacifica di decine di migliaia di persone. Aspettiamo ancora che Meloni condanni i crimini di Netanyahu".

Il leader dei Cinquestelle Giuseppe Conte puntualizza: "Si tratta di un segnale per il governo della Meloni. Comunque noi condanniamo sempre ogni forma di violenza". Un modo per ribaltare il fronte del dibattito e portarlo dal piano dell'ordine pubblico a quello della politica estera, lasciando però sullo sfondo il nodo cruciale della giornata: la violenza.

A tenere una posizione più chiara è Lia Quartapelle, deputata PD: "Chi usa la violenza tradisce lo spirito della manifestazione. Nessuna giustificazione per chi ha sporcato un messaggio importante". Chi si schiera apertamente contro le violenze, senza riserve né ambiguità, è Matteo Renzi. "Chi ha assaltato la stazione di Milano non è un manifestante: è un teppista. E la sinistra che giustifica questa gente fa il più grande regalo al Governo".

Sullo sfondo una giornata in cui il diritto di protesta viene oscurato dalla violenza, la solidarietà sopraffatta dal desiderio di disordine e la politica si divide ancora una volta tra chi difende la legalità e chi la relativizza.

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