Laura Boldrini, la "censora doppiopesista"

Stavolta la paladina del politicamente corretto è diventata la "censurata", ma paga lo scotto del suo doppiopesismo

Laura Boldrini, la "censora doppiopesista"

Lei, che ha redarguito con fare arcigno chiunque non la chiamasse “la presidente”. Lei che voleva farci credere che tutti i migranti fossero delle “risorse”. Sì, proprio lei, Laura Boldrini, che per anni ha impartito lezioni su come combattere l’odio, ha ricevuto una lezione di buona educazione: mai mettere un figlio contro il proprio padre.

Riepiloghiamo. È il 25 novembre, giornata dedicata alla violenza contro le donne, quando la Boldrini scrive un post di stampo femminista, convinta che venga pubblicato nel blog che cura all’interno dell’HuffPost. Ma la paladina del politicamente corretto commette un errore: nel suo intervento critica il direttore di Libero, Vittorio Feltri, padre di Mattia Feltri​, direttore dell'Huffingtonpost. A quel punto Feltri jr, in qualità di direttore della testata, si avvale della facoltà di non pubblicare l’articolo se non fosse sparito qualsiasi riferimento a suo padre. La Boldrini si rifiuta, rende pubblica la censura e Mattia Feltri subisce la santa inquisizione del web. L’ex presidente della Camera non si arrende e il suo pezzo vede la luce sul Manifesto. Ormai, però, la disfatta è compiuta e la Boldrini da censora dei “facili costumi” si trova dall’altra parte della barricata, quella dei censurati.

Ma non è un caso isolato. D’altronde il politicamente corretto della Boldrini è quasi sempre a senso unico. “Su #Rai2 va in onda il peggiore sessismo. Il servizio pubblico trasmette il tutorial per le donne su come fare la spesa in modo sexy. Il canone pagato dai cittadini e dalle cittadine può mai servire a questo tipo di programmazione?”, ha twittato riferendosi al programma Detto Fatto, lasciando così sottintendere che la trasmissione andasse chiusa. Né più né meno di quando si scagliò contro Miss Italia. “Una trasmissione che ci riporta indietro, perché lega la donna al corpo”, disse. La memoria e il corpo malato della compianta presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, possono essere infangati dal grillino Nicola Morra. In questo caso, le parole di indignazione della deputata del Pd non hanno risuonato nell’arena mediatica come in passato. In occasione della morte di George Floyd, l’afroamericano ucciso in Minnesota dalla polizia statunitense, per esempio, la Boldrini si era addirittura inginocchiata in Parlamento. Un gesto che, sempre in nome del doppiopesismo che contraddistingue il personaggio, non abbiamo visto nel 2018 quando Innocent Oseghale uccise Pamela Mastropietro. Sempre nello stesso anno, non batté ciglio neppure per Desirée Mariottini, drogata, violentata e massacrata da un branco di immigrati in un palazzo occupato nel quartiere romano di San Lorenzo.

E che dire di quando la femminista Boldrini non perse occasione di insultare il leader della Lega? Matteo Salvini ci ha ragionato sull’odio, ci ha lavorato, l’ha strutturato e l’ha reso strategia. È un maestro e gli odiatori hanno un riferimento a cui rivolgersi se vogliono migliorarsi sulle tecniche…”, disse l’ex presidente nel gennaio scorso. E poi il colpo finale: "È noto a tutti, Salvini è il capo dei bulli". Chi, come l’ex ministro dell’Interno, ha una visione contraria alla politica dei “porti aperti” e all’arrivo indiscriminato di clandestini dall’Africa, secondo la Boldrini, non può che essere un odiatore, un bullo e un razzista. Solo pochi giorni fa, invece, intervenendo in Aula sul dl immigrazione che di fatto cancella i Decreti Sicurezza del governo gialloverde, ha esultato: "Italy is back", "l'Italia è tornata". È tornata quel Paese culla di diritti umani e libertà civili, fiero del suo senso di umanità, inserito nel consesso europeo e internazionale". Se da un lato è comprensibile che la Boldrini, in qualità di ex portavoce dell’Unhcr, abbia a cuore il destino dei migranti, dall’altro lato sarebbe auspicabile che, almeno ogni tanto, spendesse qualche parola in favore dei tanti italiani in difficoltà economiche in un periodo critico come quello attuale. Facciamo un piccolo passo indietro. Un anno fa la Boldrini, proprio nel giorno in cui crollava un viadotto autostradale in Liguria, chiedeva di monitorare le previsioni meteo per aiutare i migranti. Solo dopo molte ore era arrivato il suo sostegno alle popolazioni colpite, mentre quest’anno, per la Sardegna devastata dalle alluvioni non ha ancora speso una parola.


E, a proposito di immigrazione e di problemi relativi al clima, non si può non dimenticare la difesa a spada tratta compiuta nel recente passato nei confronti di Greta Thunberg e di Carola Rackete.“Ma qualcuno crede davvero che attacchino Greta perché ha 16 anni, perché non è una climatologa, perché “c’è qualcuno dietro”? Credete sul serio che insultino Carola perché ha forzato un blocco navale con a bordo 42 migranti o “speronato” una nave della Guardia di finanza?”, scriveva l’ex presidente della Camera nel settembre dello scorso anno. La risposta è scontata: è tutta colpa dei maschi bianchi, una categoria che la Boldrini considera sessista e peggiore di quelle donne. Greta e Carola, in definitiva,“ci hanno messo la faccia e non il corpo, usano la testa invece del c…” e “rivestono ruoli di responsabilità che il 90% degli uomini che le deridono non reggerebbero per dieci minuti”, concludeva la principale sostenitrice della commissione contro il razzismo e l’odio.

Commissione che, come abbiamo già spiegato in altre occasioni, ha lo scopo di censurare come “fascista” ogni opinione minimamente contraria al regime del politicamente corretto che la Boldrini vuole imporre. Ma descrivere Salvini come un bullo e un razzista, oppure scrivere che alcune donne, a differenza degli uomini, “usano la testa invece del c…” non è forse un caso eclatante di odio e razzismo al contrario?

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