"Magistratura arrogante. Leggo uscite scomposte e ho la tentazione del Sì"

Il giudice Cuno Tarfusser: "Dire che il pm perderà l'indipendenza è un'assurdità"

"Magistratura arrogante. Leggo uscite scomposte e ho la tentazione del Sì"
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Allora, dottor Tarfusser, ha deciso cosa voterà al referendum sulla giustizia? "No, ho tempo fino a marzo. Intanto mi diverto a leggere le diverse assurdità". Sono le otto di ieri sera, e l'ex magistrato Cuno Tarfusser - altoatesino di Merano, settantun anni, in pensione da uno - si gode lo sconcerto sollevato dal post che ha pubblicato sabato sulla sua pagina social per raccontare come la pensa sulla riforma approvata e sul referendum prossimo venturo. Un pensiero che è un calcio negli stinchi ai suoi ex colleghi pronti alla campagna per il No, indignati per l'attentato alla loro autonomia. C'è poco da indignarsi, ha scritto Tarfusser: "Questa riforma è stata varata per colpa di questa magistratura, arrogante, autoreferenziale, debordante, gestita in maniera sovietica dalle correnti che ne sono le metastasi".

Tarfusser, per anni giudice italiano alla Corte dell'Aia, poi sostituto procuratore generale a Milano, non è accusabile di fare la voce grossa solo perché è andato in pensione: dell'Anm e del Csm ha sempre detto tutto il male possibile. La riforma targata centrodestra non gli piace affatto, perché non crede che risolverà nessuno dei problemi che dice di risolvere. Ma ancora meno gli piacciono gli argomenti con cui l'Anm cerca di organizzare il No al referendum costituzionale: "Più leggo le scomposte uscite di rappresentanti, più o meno autorevoli, della magistratura sul perché è necessario votare No al prossimo referendum, più mi viene da votare Sì".

Nel suo post demolisce uno per uno gli slogan Anm contro la separazione delle carriere: e lo fa col piglio di uno che il funzionamento della macchina della giustizia lo conosce dall'interno. "Dire - scrive Tarfusser - che, nel caso vincesse il SÌ, il pubblico ministero perderebbe la cultura della giurisdizione", è una bestemmia. Se mai quella "cultura" l'ha avuta, l'ha persa al più tardi da quando esistono le chiavette Usb e il copia e incolla con cui carabinieri, polizia e Guardia di finanza si sono impadroniti anche del ruolo del pubblico ministero che, da controllore della polizia giudiziaria, ne è diventato il passacarte".

Gli oppositori della riforma dicono che la separazione delle carriere porterà la politica a mettere sotto controllo le Procure? "Dire che con questa riforma il pubblico ministero perderà la propria autonomia e indipendenza perché sarà sottoposto al potere politico, quasi fosse l'anticamera della dittatura, è un'assurdità se solo si considera che in nessuno degli Stati di Diritto che ci circondano il pubblico ministero gode di assoluta autonomia e indipendenza". E "dire che a carriere separate il cittadino sarà meno garantito è addirittura vergognoso se solo si considera l'enorme numero di persone innocenti finite in carcere quale conseguenza del delirio di onnipotenza e infallibilità rivendicato dalla magistratura". "Mai, dico mai, un'ammissione di colpa, mai un passo indietro, mai una proposta di riforma accettabile". Se si è arrivati all'approvazione in Parlamento della riforma secondo l'ex sostituto pg, è "colpa di questa magistratura che rivendica a sé il faro dell'etica nazionale quando essa stessa è affetta da immoralità correntizia per cui concetti quali merito, attitudini, competenza, trasparenza sono poco più che slogan da interpretare e adattare al magistrato che dà le maggiori garanzie di fedeltà ad un sistema di potere marcio".

Ma allora, dottor Tarfusser, perché non le piace la riforma?

"Sarebbe troppo lungo da spiegare con un WhatsApp".

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