"Maltempo? I fondi sono finiti. Lo Stato non può pagare tutto". Intervista a Nello Musumeci

Il ministro per la Protezione civile annuncia il cambio di passo: "Danni ambientali sempre più frequenti, bisogna assicurarsi"

"Maltempo? I fondi sono finiti. Lo Stato non può pagare tutto". Intervista a Nello Musumeci
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Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile: le emergenze ambientali sono in aumento. Ma i fondi statali a disposizione no. Che fare?

«Serve un cambio di passo. La strada da imboccare è duplice: quella della prevenzione strutturale e quella delle assicurazioni. Dobbiamo ricorrere alle polizze assicurative per le aziende, non possiamo pensare che lo Stato possa intervenire sempre e per tutti. Non ci sono più le risorse necessarie per un'emergenza che è diventata pressoché quotidiana».

E i cittadini privati come faranno? Polizza obbligatoria anche per loro?

«Sarà un processo graduale. Dobbiamo renderci conto che in Italia non esiste una zona a rischio zero. Quindi assicurare la propria casa è una scelta di auto responsabilizzazione».

Però ci vuole anche un salto di credibilità delle assicurazioni. Molti patiscono il peso dei costi delle polizze ma non i benefici.

«C'è già una commissione apposita per definire un protocollo condiviso con le assicurazioni. Sarà un primo passo verso la realizzazione di una norma comune. E di una soluzione rivoluzionaria».

Quindi una compagnia non si potrà rifiutare di assicurare una casa ai Campi Flegrei, ad altissimo rischio sismico?

«Abbiamo il dovere di trovare un punto d'incontro anche su questo. Non è escluso un intervento economico da parte dello Stato. Ci rendiamo perfettamente conto dell'esposizione in cui si troverebbero le compagnie assicurative».

Terremoti, alluvioni, nubifragi, l'Emilia e il Veneto prima. Cogne e il Piemonte ora: finora lo Stato ha coperto tutti gli indennizzi.

«Serve una nuova cultura del rischio in Italia. Finora è considerato solo un tema da tavola rotonda, affrontato solo a livello teorico. Siamo gli unici a provvedere agli indennizzi con i soli soldi statali. Voglio iniziare un processo graduale per allinearci agli altri Paesi che sono già molto avanti».

Però qualcosa è già stato fatto nella legge di bilancio.

«Il governo Meloni ha fatto quanto mai fatto prima. Penso all'obbligo per le aziende non agricole di assicurarsi contro il rischio climatico e penso alla norma approvata in Parlamento che obbliga i cittadini del Centro Italia che stanno ricevendo un indennizzo ricostruzione a sottoscrivere una polizza assicurativa in futuro».

Oggi solo il 7% degli italiani è assicurato contro il rischio ambientale. E, degli 800 milioni dati ai Comuni, solo il 30% è stato utilizzato per la messa in sicurezza. Perchè?

«Non è una mancanza di volontà, ma spesso manca la competenza sostenere i progetti. Avrebbe senso dare i soldi solo ai Comuni che sono realmente in grado di gestirli. Il piano di assegnazione dei fondi del Pnrr verrà completato entro 2026. Le regioni sono responsabili della gestione di questi soldi. Quindi se serve formazione nei Comuni perché vengano gestiti al meglio, sta alle Regione stabilirlo. Se riuscissimo con le istituzioni locali a utilizzare il denaro che è in circolazione e che è stato assegnato negli ultimi 10 anni, l'Italia potrebbe diventare un grande cantiere».

Cosa vuol dire usare male (o non usare) i soldi sulla prevenzione delle emergenze ambientali?

«Non sempre sono le risorse che mancano, manca una seria programmazione. Gli interventi contro il dissesto idrogeologico e di mitigazione del terremoto non sono considerati priorità, è un problema culturale. Eppure ci sono fiumi che esondano una volta all'anno. Si interviene per sistemarli, ma mai in maniera seria e definitiva. La prevenzione deve essere sia nel comportamento delle persone sia nelle infrastrutture».

A proposito di prevenzione: perché le esercitazioni di fuga ai Campi Flegrei sono andate deserte?

«È proprio questo il punto.

Ma è mai possibile? Proprio lì? Nella maggior parte di noi manca la percezione di quanto sia importante la prevenzione: sapere cosa fare e cosa non fare in caso di emergenza. La Protezione civile continuerà a fare esercitazioni, sempre di più».

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