Eccoli i "nuovi dottor Stranamore", proprio così li chiama, "che si affacciano all'orizzonte e pretendono che si debba armare la bomba". E purtroppo non è un film, dice Sergio Mattarella, è la realtà di un mondo tornato in bilico: dopo settant'anni di pace sostanziale, "tempi bui" possono infrangere "il sogno voluto da leader coraggiosi". Le guerre, il razzismo, gli autocrati che prendono piede, Gaza, l'Ucraina, le minacce del Cremlino. La paura dell'atomica. "Si odono dichiarazioni su possibili ripensamenti del rifiuto dell'arma nucleare. Emerge allora il timore che ci si addentri in percorsi ad alto rischio, di avviarsi ad aprire un nuovo vaso di Pandora". Tutto ciò "è agevolato dal diffondersi sul piano internazionale di un linguaggio perentorio, duramente assertivo, che rivendica supremazia". No, così non va bene, dobbiamo ricostruire la pace.
Insomma, stiamo sdoganando la bomba atomica, questo è il senso dell'allarme del capo dello Stato. Cinque croci nere, atmosfera solenne, un carabiniere che suona il silenzio. Mattarella è a Berlino e parla al Bundestag in occasione della giornata del lutto. Un discorso accorato e programmatico che si condensa nel "nie weider" usato per condannare l'Olocausto, mai più, che però invece sta quasi per succedere di nuovo, alla faccia del trattato del 1997 contro la proliferazione nucleare. Un accordo peraltro che, ricorda, non era stato firmato da potenti come Usa, Cina, Iran, India, Egitto, Israele, Corea del Nord e dal quale Mosca con un dietrofront è uscita due anni fa. Una valigetta nera, un codice, un tasto da premere. Il dottor Stranamore. Così ora "un solo gesto può cancellare una città e l'innocenza stessa del mondo".
Eppure nel dopoguerra, spiega, con la nascita dell'Onu e le Convenzioni di Ginevra, si era accesa la speranza di una pace durevole fondata sul diritto, ancorata a un principio fondamentale, che la popolazione civile doveva essere protetta in ogni circostanza. Sembrava. Per un po' forse ha funzionato. Invece abbiamo assistito a massacri indiscriminati, Biafra, Balcani, Ruanda, fino a oggi in Sudan, Ucraina e nella Striscia di Gaza. Sono fatti, cronaca che ci mostra che la guerra continua a colpire soprattutto chi combattente non è. Cita i rapporti delle Nazioni Unite. Oltre il 90 per cento delle vittime dei conflitti si registra tra i civili. Questo non può rimanere ignorato e impunito.
Che fare? Innanzitutto occorre prendere atto che la pace non è un traguardo definitivo, ma va costruita e difesa, con uno sforzo incessante per raggiungere i valori della convivenza e del rispetto dei diritti. Poi bisogna ribadire con risolutezza che la sovranità di un popolo non si esprime nella possibilità di portare guerra al vicino. Il messaggio è per Putin. Il successo di una nazione non si traduce nel produrre ingiustizia. La guerra di aggressione è un crimine. E ancora, occorre combattere la tendenza a rottamare i trattati e a svuotare i fori e le organizzazioni internazionali perché è solo rilanciando il dialogo e il multilateralismo che si può sperare di tornare a una serena convivenza.
Due guerre mondiali, ricorda Mattarella, hanno causato 17 e 70 milioni di vittime. "Cifre impressionanti, e si tratta di persone, non di numeri". Il passato ritorna. "Quanti morti occorreranno prima che si cessi di guardare alla guerra come strumento per risolvere le controversie tra gli Stati? Che se ne faccia uso per l'arbitrio di voler dominare altri popoli?". Ce l'ha con la Russia ma pure con Israele perché "niente può giustificare l'ingiustificabile", e cioè "i bombardamenti nelle aree abitate, l'uso cinico della fame contro le popolazioni, la violenza sessuale".
Assistiamo "all'applicazione sistematica della pratica ignobile della rappresaglia contro gli innocenti". Ormai non si vuole più soltanto sconfiggere il nemico, "ma annientarlo". Chiude con un appello all'Europa. "Non possiamo lasciare che il nostro sogno venga lacerato. Difendiamo i valori e la democrazia".