Quirinale

Mattarella firma la riforma senza rilievi. Smentita la sinistra che tifava per lo stop

Il Quirinale dà il via libera al testo che ora sarà discusso alle Camere. Centrodestra e Azione bocciano la direttiva europea anti-corruzione

Mattarella firma la riforma senza rilievi. Smentita la sinistra che tifava per lo stop

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I sogni dell'opposizione e dell'Anm muoiono alle quattro di ieri pomeriggio, quando sul sito del Quirinale appare un comunicato di tre righe: «Il Presidente della Repubblica ha autorizzato la presentazione alle Camere del disegno di legge recanti modifiche al codice penale». Si tratta del pacchetto di riforme firmate dal ministro Carlo Nordio e che da una settimana era sul tavolo del capo dello Stato, in attesa del via libera previsto dall'articolo 87 della Costituzione. Il protrarsi dell'attesa aveva rinfocolato le speranze di chi, in Parlamento e nella magistratura si augurava che fosse il Colle a stoppare il cammino della legge elaborata da Nordio, o almeno di una parte di essa.

Su cosa si basassero queste aspettative non era chiarissimo, l'autorizzazione del Quirinale alle leggi governative è un retaggio dello Statuto albertino, e l'opinione degli studiosi è che un rifiuto possa scattare solo davanti a testi palesemente incostituzionali. Questo però non era certo il caso delle misure messe nero su bianco dal Guardasigilli. Così, tirando un po' Mattarella per la giacca, sono iniziate a fioccare le dichiarazioni che chiamavano in causa l'Europa: il Quirinale avrebbe dovuto stoppare almeno due provvedimenti, la cancellazione del reato di abuso d'ufficio e la riscrittura del reato di traffico d'influenze, perché in contrasto con le direttive comunitarie. A rafforzare gli auspici era arrivata il 5 luglio il Rapporto della Commissione europea secondo cui «queste modifiche depenalizzerebbero importanti forme di corruzione e potrebbero compromettere l'efficace individuazione e lotta alla corruzione». Ieri la commissione Politiche europee del Parlamento ha rispedito al mittente quella direttiva, accusando (col voto della maggioranza e del Terzo polo) la Ue di voler mettere mano «su normative, quali quelle contenute nei codici penali e di procedura penale, che tengono conto delle specificità» dei singoli paesi. Ma intanto la direttiva era finita su tutti i giornali, alimentando le voci secondo cui i due articoli erano «sotto la lente» di Mattarella che avrebbe manifestato alla premier Giorgia Meloni tutti i suoi dubbi.

Veri o immaginari che fossero, i dubbi non hanno impedito al capo dello Stato di firmare il via libera. D'altronde l'unico controllo effettivo, attribuito alla Ragioneria di Stato per verificare la copertura finanziaria, aveva dato subito anch'esso esito positivo: il principale aumento di spese comportato dal disegno Nordio viene dalla norma che impone che le richieste di carcerazione avanzate dai pubblici ministeri vengano esaminate da tre giudici anziché da uno solo, e questo rende necessarie 250 nuove assunzioni. Ma per la Ragioneria i fondi ci sono.

Via libera anche dal Colle, dunque, a tutti gli otto articoli. Era l'ultimo passaggio che mancava all'avvio dell'iter parlamentare di quello che il viceministro Francesco Paolo Sisto proprio ieri, in una intervista al Giornale, definiva un pacchetto destinato a «risolvere problemi reali del paese»: dall'abuso del carcere preventivo al supermarket delle intercettazioni irrilevanti, fino alle migliaia di inchieste-spauracchio per abuso finite in niente. Ora tutto è nelle mani di Giulia Bongiorno, presidente leghista della commissione Giustizia del Senato, dove il disegno di legge affronterà il primo passaggio parlamentare.

Non sarà un iter sbrigativo, sia per la battaglia annunciata di 5 Stelle e Partito democratico, sia perché sui singoli articoli i tre partiti della maggioranza hanno approcci diversi: basti pensare alla norma che proibisce la consegna alla stampa e la pubblicazione delle intercettazioni non utilizzate dal giudice per ordinare l'arresto, e che erano la vera miniera cui i cronisti giudiziari attingevano. La Lega considera questa misura troppo drastica, e teme che si traduca in una limitazione eccessiva al diritto di cronaca. Forza Italia al contrario la ritiene troppo blanda, perché non incide alla radice sull'abuso di intercettazioni da parte dei pm.

Emendamenti in arrivo, dunque.

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