da Roma
Il caso lo ha aperto sabato scorso il capo di Stato Maggiore dell'Esercito Carmine Masiello che ha puntato pubblicamente il dito contro l'Università di Bologna per aver rifiutato di attivare un corso di laurea in Filosofia per un gruppo selezionato di ufficiali dell'Accademia di Modena. Una denuncia a cui hanno fatto prima seguito i ministri Guido Crosetto (Difesa) e Anna Maria Bernini (Università) e poi, ieri, la premier Giorgia Meloni.
Il non detto della vicenda, infatti, è che il rifiuto dell'Alma Mater Studiorum di Bologna non sia dipeso da ragioni organizzative o di eccessivi costi, come ha spiegato l'ateneo. Ma sia in verità il frutto di un clima dove un pugno di collettivi universitari di estrema sinistra e pro-Pal riescono a condizionare e indirizzare le scelte di una libera università. Uno di questi, il Cua, aveva infatti letto la richiesta dell'Esercito come "un'ulteriore prova della militarizzazione degli atenei", collegandolo al contesto internazionale e alla vendita di armi a Israele. Perché, spiega il bolognese Galeazzo Bignami, capogruppo di Fdi alla Camera, a Bologna "si vive in un mondo alla rovescia" dove "l'università che dovrebbe essere simbolo di inclusione dà un pessimo esempio di esclusione" e dove in Comune "il Pd fa una battaglia ideologica per dare la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese e ora, dopo le parole sul blitz pro-Pal alla Stampa, prova a rimediare all'errore".
Una polemica, quella legata all'ateneo bolognese, che sale ulteriormente di tono con l'intervento di Meloni. "Ritengo che la decisione assunta dal dall'Università di Bologna sia un atto incomprensibile e gravemente sbagliato", affonda la premier. Si tratta, aggiunge, "non solo di una scelta inaccettabile", ma "di un gesto lesivo dei doveri costituzionali che fondano l'autonomia dell'Università". E questo, sottolinea, perché "in quanto centro di pluralismo e confronto ha il dovere di accogliere e valorizzare ogni percorso di elevazione culturale, restando estraneo a pregiudizi ideologici". "Questo rifiuto - conclude Meloni - implica una messa in discussione del ruolo stesso delle Forze Armate, presidio fondamentale della difesa e della sicurezza della Repubblica". Parole a cui fanno seguito le prese di posizione di Pd e Avs che parlano di "polemica inutile". Mentre nel tardo pomeriggio la ministra Bernini assicura che "il corso si farà" e fa sapere di aver proposto "la creazione di un gruppo interforze delle università dell'Emilia-Romagna, guidato dall'Ateneo di Modena-Reggio Emilia, proprio per rispondere in modo efficace alle esigenze formative degli allievi dell'Accademia".
Il punto, però, resta la scelta dell'Alma Mater Studiorum di cedere alle pressioni dei collettivi in nome della battaglia pro-Pal. Palestina che nel governo sono convinti vada difesa in ben altro modo.
Quello giusto, sembra lasciare intendere Fdi facendo filtrare il nome di uno degli invitati alla nove giorni di Atreju, è ospitare alla storica kermesse della destra Abu Mazen, il presidente dell'Autorità nazionale palestinese che il 12 dicembre sarà anche ricevuto da Meloni a Palazzo Chigi.