Meloni contro la Ue su Ita. Giorgetti parla con Berlino

La premier sull'ex Alitalia: "La vendita a Lufthansa in stallo a Bruxelles". E il ministro cerca la sponda tedesca sul Patto

Meloni contro la Ue su Ita. Giorgetti parla con Berlino
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Il siluro viene sparato dalla premier alla chiusura del G20 indiano: «Sta accadendo una cosa curiosa - ha dettto Giorgia Meloni -: la stessa Commissione europea che per anni ci ha chiesto di trovare una soluzione al problema Ita, quando la troviamo la blocca». Riferimento chiaro alla vendita della ex Alitalia alla Lufthansa, in attesa del via libera di Bruxelles da oltre tre mesi. Con tanto di tirata d'orecchie, l'ennesima, al commissario economico Paolo Gentiloni «che è stato informato». Ne è seguito un botta e risposta tra Bruxelles e Roma («non abbiamo ancora ricevuto alcuna notifica che spetta alle parti coinvolte»; a cui dal Mef hanno replicato precisando che è già avviata «una fase di pre notifica») che non cambia lo sostanza della questione: una forte irritazione italiana. Che, in questo caso, troverebbe l'acquirente, cioè i tedeschi, dalla nostra stessa parte. Che sia un segnale?

Di sicuro c'è che a New Delhi anche il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, poche ore prima della premier, aveva avuto a che fare con Berlino: in un faccia a faccia con l'omologo tedesco Christian Lindner, Giorgetti ha affrontato diverse questioni bilaterali. Dallo stesso dossier Ita-Lufthansa, in attesa del via libera dal commissario Ue alla concorrenza, a quello delle nomine, fino al pezzo forte: il nuovo patto di stabilità.

L'impressione è allora quella che il governo stia lavorando per costruire un'asse politico-economica italo-tedesca da giocare su vari dossier comunitari nel reciproco interesse. Sul lato delle nomine, per esempio, sia Italia sia Germania hanno ambizioni di breve periodo. Come ha poi reso noto il Mef, Giorgetti ha chiesto al collega tedesco l'appoggio per il candidato alla Bei Daniele Franco, «un tecnico preparato libero da influenze politiche». Un appoggio che può tornare utile anche a Lindner, che da parte sua punta mandare la vicepresidente della Bundesbank Claudia Maria Buch al vertice della vigilanza della Bce (Ssm), proprio al posto dell'italiano Andrea Enria, arrivato a fine mandato. Mentre sul medio periodo Berlino punta anche ad avere la prossima presidenza della Bce (mai andata a un tedesco finora), candidando l'attuale numero uno della Bundesbank Joachim Nagel.

La questione più importante resta però quella del Patto. Il prossimo appuntamento è ormai alle porte. Il 15 e 16 settembre prossimi, a Santiago de Compostela è in calendario l'Ecofin informale che - oltre alla decisione sulla Bei - riapre la partita della scrittura del nuovo Patto di Stabilità dopo la lunga pausa estiva. Poi ci sarà solo un altro mese di tempo, fino al 17 ottobre, data prevista per l'Ecofin formale e decisivo.

A Lindner il nostro ministro ha proposto in sostanza due cose: scomputare gli aumenti della spesa per la Difesa dal deficit e iniziare un percorso per il rientro del debito secondo regole realistiche, sostenibili e serie. Due questioni su cui, secondo i Mef, il ministro tedesco avrebbe concordato.

Il governo socialdemocratico guidato da Olaf Scholz, peraltro, si presenta all'appuntamento in un'inedita situazione di debolezza economica, con una recessione tecnica già in atto e alcune richieste da fare nell'ambito del Patto come quella di poter allargare il raggio degli aiuti di Stato. Un terreno fertile, quindi, per provare a fare accordi politici. Se sono rose, fioriranno.

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