Migranti, asse Meloni-Merz. L'Ue immagina soluzioni nuove

Berlino: nei salvataggi bene la Guardia costiera italiana, non le Ong

Migranti, asse Meloni-Merz. L'Ue immagina soluzioni nuove
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Non ci sono solo le posizioni su dossier chiave come Israele o i dazi ad avvicinare Giorgia Meloni e Friedrich Merz. Anche sull'immigrazione, infatti, l'approccio del nuovo governo tedesco sembra essere quasi sovrapponibile a quello dell'esecutivo italiano. Nonostante il cancelliere tedesco sia espressione del Ppe e la premier italiana dei conservatori di Ecr. Non un dettaglio. Soprattutto considerando che a Berlino c'è un governo di grosse koalition con dentro i socialisti della Spd.

D'altra parte, sui migranti - come in parte pure sul green deal - sono stati proprio i popolari tedeschi (che del Ppe sono decisamente gli azionisti di maggioranza) a iniziare a spostare la barra verso destra ormai da qualche anno. Non a caso, nel manifesto approvato al congresso di Bucarest del 2024 il Ppe non ha solo invocato una stretta sulle politiche migratore ma ha persino immaginato una sorta di "modello Albania" per le richieste di asilo, ipotizzando il trasferimento verso "Paesi terzi sicuri" di chi presenta la domanda.

Inevitabile, quindi, che con il passaggio di consegne tra il socialista Olaf Scholz e il popolare Merz la Germania cambiasse decisamente postura sull'argomento. Al punto che giovedì scorso, a margine del Consiglio europeo, il governo tedesco ha partecipato per la prima volta al summit sui migranti presieduto da Ursula von der Leyen, ormai una sorta di appuntamento fisso a ogni vertice dei leader europei. Un formato fortemente voluto proprio da Meloni e dalla prima ministra della Danimarca, la socialista Mette Frederiksen. Visto il peso politico di quello che è il Paese con più abitanti di tutta l'Ue, l'ingresso della Germania nel gruppo non è un dettaglio. Con Berlino, peraltro, gli Stati che partecipano a questo formato arrivano ad essere 14, la metà più uno dei 27 che aderiscono all'Unione. E con gli schieramenti politici che sono rappresentati trasversalmente: il Ppe con Austria, Germania, Grecia, Lettonia, Polonia e Svezia; l'Ecr con Belgio, Italia, e Repubblica Ceca; i socialisti di S&D con Danimarca e Malta; i sovranisti dei Patriots con l'Ungheria. Tutti fautori della linea dura sull'immigrazione.

E l'asse Meloni-Merz sui migranti si è ripresentato già ieri, all'indomani dal Consiglio Ue che si è chiuso nella notte di giovedì a Bruxelles. Interpellato sulla decisione del governo tedesco di mettere fine alle sovvenzioni per le ong impegnate nei salvataggi in mare, il portavoce del ministro degli Esteri Johann Wadephul (anche lui Ppe) ha spiegato che "la stragrande maggioranza di salvataggi" nel Mediterraneo "sono opera della Guardia costiera italiana". Una presa di posizione che inevitabilmente riceve il plauso di alcuni parlamentari di Fdi. La stretta sui migranti in corso in Germania, peraltro, è netta. Ieri Merz ha annunciato uno "stretto coordinamento" con il cancelliere austriaco Christian Stocker "per quanto riguarda i controlli alla frontiera con l'Austria". E proprio nelle stesse ore il Bundestag ha approvato un disegno di legge che prevede la sospensione di due anni del ricongiungimento familiare per i richiedenti asilo con status di protezione sussidiaria, una misura bandiera del governo di Merz per ridurre l'immigrazione nel Paese.

Insomma, sul dossier migranti il nuovo corso della Germania è in tandem con quello dell'Italia.

Il che potrebbe incidere non poco su quelle "soluzioni innovative" che nella riunione di giovedì von der Leyen ha illustrato tra i filoni di lavoro. A partire proprio dalla cosiddetta esternalizzazione delle politiche migratorie sulla falsa riga del "modello Albania".

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