Spietate ma chiarissime - come certe realtà impossibili da accettare - le immagini estrapolate dal filmato delle telecamere a bordo del jumbo tram non lasciano dubbi nella ricostruzione della dinamica dell'impatto mortale. Sono le 8.07 di ieri all'angolo tra via Tito Livio e via Marcellino Ammiano, nella zona compresa di piazzale Lodi e il quartiere Calvairate, periferia est della città. Il 14enne Luca Marengoni viene dalla zona di Città Studi dove abita con la famiglia. Viaggia in bicicletta a fianco delle rotaie del tram, in sede separata. È diretto a scuola con un amico, un ragazzo in bici come lui ma che lo precede, quindi va più forte, per raggiungere le strisce pedonali e lì attraversare sulla sinistra la carreggiata che lo porterà davanti al loro liceo, lo scientifico «Albert Einstein», non più di centinaio di metri da lì. Sono quasi arrivati, insomma. Luca no, lui non raggiunge l'amico per attraversare la strada. All'improvviso decide di svoltare anche lui a sinistra, ma sulla sede tranviaria, mentre sta arrivando il tram della linea 16 che, diretto verso il centro, se lo trova davanti all'improvviso. Forse Luca sopravvaluta la propria velocità, vede il tram abbastanza lontano per tentare l'azzardo che gli costerà la vita. L'autista infatti lo nota subito e tenta di frenare, emette un grugnito sordo d'impotenza e intanto suona la campanella d'allarme, ma la distanza tra il mezzo pubblico e la bicicletta è così minima che non può evitare di arrotare il ragazzo. Lo travolge, il 14enne viene inghiottito dalle ruote, la bicicletta, tranciata in tre parti, è trascinata per una ventina di metri. Per Luca Marengoni non c'è più niente da fare.
È lutto cittadino a Milano, lo proclama subito in un tweet il sindaco Beppe Sala ieri mattina appena viene a sapere della tragedia. Che poi è anche l'incubo di ogni famiglia media: quando padre e madre si alzano la mattina e prima di recarsi al lavoro salutano i ragazzi diretti a scuola per accorgersi all'improvviso, a una certa ora, che così, uniti e tutti insieme, per qualche disegno maligno e insensato del destino, non si rivedranno mai più.
Questione di attimi. Troppo pochi per accettare una cosa tanto grande che ha cambiato e cambierà per sempre il destino di troppa gente. Quello di Luca innanzitutto. E poi quello della sua famiglia, un fratello e una sorella maggiore, anche lei studentessa all'Einstein. Ma anche la vita del conducente del tram - un uomo di 45 anni, trasportato in ambulanza sotto choc al Policlinico - non sarà più quella di prima. E mentre i vigili del fuoco sono costretti ad alzare il jumbo tram dalle rotaie per estrarre il cadavere di Luca, la notizia si diffonde a scuola dove la preside scrive la circolare più difficile della sua carriera, che poi manda nelle aule per spiegare la morte insensata di quel neo allievo che da appena due mesi frequentava la prima D. Intanto i ragazzi piangono disperati e gli insegnanti non hanno più parole.
I rilievi e gli accertamenti dell'investimento sono affidati al Reparto Radiomobile della polizia locale. La Procura apre un fascicolo con l'ipotesi di omicidio stradale colposo e indaga come da prassi il conducente di Atm, a sua stessa garanzia, solo per poter eseguire i consueti test su alcol e droghe. Il pm di turno, Cristina Ria, dispone l'autopsia sul cadavere di Luca Marengoni, il sequestro della sua bicicletta mutilata, quindi il sequestro del tram per le analisi della scatola nera e l'acquisizione delle immagini, oltre che delle telecamere di bordo anche di tutte quelle in zona.
Mentre l'Azienda trasporti milanese, Atm, esprime il proprio cordoglio alla famiglia del 14enne, si ascoltano tutti i testimoni che ieri mattina erano in via Tito Livio. «Il ragazzo non aveva le cuffie» è pronto a giurare qualcuno di loro ai vigili. E così si cerca di fare più chiarezza possibile su qualcosa che non si può cambiare.
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