Il delitto di Garlasco

Niente revisione del processo. Per Stasi chiuso ogni spiraglio

La Corte d'Appello rigetta la richiesta: "Non ci sono nuove prove significative". Il giovane sconta 16 anni

Niente revisione del processo. Per Stasi chiuso ogni spiraglio

No alla revisione del processo sul delitto di Garlasco. A oltre 13 anni dall'omicidio di Chiara Poggi, per cui l'ex fidanzato Alberto Stasi sconta una pena definitiva di 16 anni di carcere, la Corte d'appello di Brescia scrive l'ennesimo capitolo di una vicenda che sembra non vedere la fine.

I giudici hanno respinto la richiesta di revisione avanzata dalla difesa di Stasi. Quelle che venivano presentate nell'istanza presentata a giugno dall'avvocato Laura Panciroli come nuove prove non sarebbero invece tali. Tramonta così la possibilità di una riapertura del dibattimento.

Le mosse della difesa di Alberto Stasi

«Gli elementi fattuali - scrivono i giudici nel dispositivo - che si vorrebbero provare con le prove nuove non sono stati comunque ritenuti idonei a dimostrare, ove eventualmente accertati, che il condannato, attraverso il Riesame di tutte le prove, debba essere prosciolto, permanendo la valenza indiziaria di altri numerosi e gravi elementi non toccati dalle prove nuove». L'istanza della difesa era basata sulla rilettura di una testimonianza, messa in relazione con il presunto alibi di Stasi, e su una nuova interpretazione delle impronte trovate sul dispenser di sapone nel bagno della villetta di via Pascoli e dei capelli rinvenuti nel lavandino. Elementi che volevano smontare la tesi della sentenza secondo cui l'assassino si è lavato le mani dopo l'omicidio. A proposito di quest'ultimo punto la Corte di Brescia sottolinea come «la presenza di frammenti di impronte non utili ad una comparazione era già stata segnalata dal Ris, non può ritenersi prova nuova». Lo stesso per la presenza di microcrosticine di sapone sul dispenser e di quattro capelli nel lavandino: «Non sono state ritenute prove nuove in quanto trattasi di elementi noti e già valutati e comunque privi della capacità dimostrativa in ordine al fatto nuovo che si vorrebbe provare».

La testimonianza di Manuela Travain

Poi c'è il nodo dell'alibi. Secondo la difesa, sarebbe cruciale la deposizione di Manuela Travain, testimone sentita più volte, la quale sostiene di avere visto passando in auto davanti alla casa del delitto una bicicletta nera da donna appoggiata al cancello. La tempistica di tale avvistamento sarebbe incompatibili con i movimenti di Stasi quel giorno. Ma, valutano i giudici, anche le parole della teste «sono state valutate dalla corte di merito». Da qui l'ordinanza di inammissibilità della richiesta di revisione.

«Per la sesta volta consecutiva (corte di Assise di appello di Milano, tre volte la Cassazione e due volte Brescia) la colpevolezza di Stasi è stata confermata al di là di ogni ragionevole dubbio - interviene il legale della famiglia Poggi, l'avvocato Gian Luigi Tizzoni -. Solo chi non vuole leggere le sentenze può continuare a suggerire fantomatiche piste alternative. Questa volta, però, i Poggi non lasceranno passare sotto silenzio eventuali iniziative extragiudiziali totalmente infondate che hanno come unico scopo quello di creare una parvenza di dubbio in una vicenda che al contrario è ormai chiara e inconfutabile».

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