
Dagli anni Ottanta, quando l'Italia era quasi in cima alla classifica con una doppia "A", in poi la storia del merito di credito del Paese è stata una sequenza di peggioramenti culminata nella grande crisi finanziaria del 2008-09, che nel caso dell'Italia è poi scaturita in quella del 2011-2013. L'ultima volta che l'agenzia Fitch ha assegnato all'Italia un rating di "BBB+" è stato il 21 ottobre 2016. Ci sono, dunque, voluti nove anni per tornare allo stesso "voto".
A primavera di quest'anno i giudizi delle principali agenzie hanno allontanato ulteriormente l'Italia dalla soglia speculativa riconoscendo gli sforzi del governo Meloni. Il 5 aprile Fitch aveva confermato il rating "BBB" con outlook positivo per l'Italia. "Il rating dell'Italia - aveva chiarito l'agenzia in quell'occasione - è supportato dalla sua economia ampia, diversificata e ad alto valore aggiunto, dall'appartenenza all'eurozona e da istituzioni solide rispetto alla mediana della categoria BBB". Poi aveva aggiunto che "le prospettive positive riflettono rischi fiscali e finanziari ridotti a medio termine da livelli di debito eccezionalmente elevati grazie a una migliore stabilità politica e gestione fiscale. Riflettono anche una certa resilienza e un margine di manovra di fronte a venti contrari alla economia e alla finanza pubblica derivanti da rischi esterni elevati e da incertezze geopolitiche".
E Standard&Poor's? Il 10 luglio 2013, l'agenza americana aveva abbassato il rating dell'Italia a "BBB" da "BBB+" a causa di potenziali rischi sugli obiettivi di bilancio. Poi, l'11 aprile di quest'anno è finalmente arrivato il rialzo del rating a "BBB+" con outlook stabile deciso da S&P per premiare la stabilità politica. Andando un po' più indietro il precedente miglioramento del rating italiano è di S&P, sempre da "BBB-" a "BBB", nell'ottobre 2017: l'Italia a guida Gentiloni usciva dalla doppia crisi debito sovrano-banche. Moody's dal 2018 mantiene il rating dell'Italia a "Baa3", il più basso fra le maggiori agenzie.
Per trovare l'ultima azione migliorativa dell'agenzia newyorchese bisogna andare indietro addirittura al maggio 2002, quando il merito di credito della Repubblica fu portato da "Aa3" ad "Aa2".
A novembre 2023 ha comunque alzato l'outlook a stabile e il 23 maggio scorso lo ha portato da stabile a positivo. Infine, la canadese Dbrs Morningstar non ha mai rivisto al rialzo il rating dell'Italia e dal 2017 lo mantiene stabilmente a "BBB", ma ha migliorato le prospettive da stabili a positive nell'ottobre 2024.