Il Paese del killer è l'opposto dell'Africa arretrata

La Costa d'Avorio smentisce il vecchio cliché di un Terzo Mondo degradato

Il Paese del killer è l'opposto dell'Africa arretrata

L'Africa di Amin Dada, che cannibalizzava i nemici in banchetti degni del film Hostel, oppure l'Africa di Jean Bedel Bokassa, che in un delirio di onnipotenza si proclamò imperatore d'Africa e tredicesimo apostolo di Cristo, è cristallizzata nella storia.

Le barbarie di Boko Haram e Al Shaabab sono all'ordine del giorno, anche se Madre Africa dal suo ventre nero è riuscita a partorire negli ultimi anni esempi di fulgida democrazia e di crescita economica. Senegal, Ghana e Costa d'Avorio rappresentano, assieme all'Etiopia sulla costa opposta, il propulsore di un continente in perenne ricerca di riscatto. Immaginare migranti di queste nazioni tra coloro che raggiungono l'Italia sui barconi libici è quasi impossibile.

Eppure Mamadou Kamara, 18 anni, il carnefice di Palagonia che l'altro giorno non ha esitato a tagliare la gola a Vincenzo Solano, 68 anni, e a lanciare dal balcone la moglie Mercedes Ibanez, 70, per impossessarsi di un telefonino, un pc e pochi spiccioli, è ivoriano. Kamara viene dal centro di accoglienza Cara di Mineo, una struttura irregolare perché ospita quasi 4mila persone a fronte dei 2mila posti disponibili.

All'interno del centro si è sviluppato un mercato con bancarelle abusive lungo le strade e i migranti dediti ad attività illegali. È un mistero comprendere da quali demoni Mamadou Kamara fosse perseguitato. La Costa d'Avorio è diventata negli ultimi anni una delle regioni dell'Africa all'avanguardia. Più di tremila ivoriani morirono all'indomani delle votazioni che decretarono nel 2010 l'ascesa al potere di Alassane Ouattara e l'arresto per crimini contro l'umanità del predecessore Laurent Gbagbo, processato dal tribunale dell'Aja assieme alla moglie Simone.

Nella primavera del 2011 ci fu anche l'intervento dell'esercito francese a riportare la calma e a garantire all'amministrazione Sarkozy il rispetto degli accordi di fornitura di cacao alla Nestlé. Una volta terminate le tensioni interne, la Costa d'Avorio ha vissuto un'ulteriore accelerazione della crescita economica.

I rapporti con l'Italia sono ottimi e non a caso lo stesso Ouattara ha aperto ufficialmente le celebrazioni del National Day il 15 agosto all'Expo di Milano. Kamara il killer-furbetto non è scappato da un paese in fiamme o frantumato nei diritti da un despota, ha scelto la strada dell'Italia per delinquere. Del resto i numeri della Costa d'Avorio sono il miglior biglietto da visita possibile per vivere in maniera dignitosa: produce il 40% del cacao di tutto il mondo, ed è il primo paese africano a sportare ananas e banane. Negli ultimi tre anni sono state promosse riforme per favorire l'agricoltura con investimenti di 3 miliardi di euro. La produzione agricola è passata da 12 milioni di tonnellate a 16 nel 2014, con un incremento del 33%. Le derrate di riso sono quasi triplicate. Questo è un evidente esempio del contributo della Costa D'Avorio a nutrire il pianeta e a rafforzare il sistema occupazionale.

Il prossimo 25 ottobre il Paese del falso perseguitato Kamara andrà alle urne e secondo i sondaggi Ouattara godrebbe della fiducia del 77% dell'elettorato.

Dall'Africa si fugge, come fanno gli eritrei oppressi dalla ferocia del padre-padrone Isaias Afewerki, o i guineani, dove un altro dittatore, Teodor Obiang (in carica dal 1982), non ha esitato a usare, lui sì, le ruspe per cacciare gli abitanti delle periferie e costruire ville e alberghi di lusso. Ma nel caso del killer Kamara l'Africa matrigna è solo un alibi.

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