 
Tagliato il "traguardo storico" della quarta lettura parlamentare, inizia la sfida referendaria. Un appuntamento che Giorgia Meloni e l'intera coalizione non vogliono "subire", ma di cui vogliono dettare tempi, temi, ritmi e priorità.
La maggioranza è decisa a lanciare ufficialmente la campagna per il Sì: quindi raccolta firme (anche se spetta all'opposizione chiedere il referendum, la maggioranza si muoverà per anticipare). I partiti della coalizione organizzeranno comitati territoriali: un mix tra livello nazionale (coordinamento centrale) e livello locale (regionali, province, città) per diffondere il messaggio.
Si punterà su una comunicazione positiva nel merito della riforma anziché su attacchi personali o sullo schema "governo contro magistratura". Una linea che oltre alla premier hanno condiviso Alfredo Mantovano e Carlo Nordio, con il ministro che ha già dato disponibilità a partecipare al confronto televisivo proposto da SkyTg24 con Cesare Parodi, presidente dell'Anm. La strategia governativa farà leva sui testimoni di "malagiustizia" o casi-simbolo, per rendere la riforma "vicina ai cittadini", illustrandone il senso. "Puntiamo a un processo davvero equo, in cui accusa e difesa siano su un piano paritario, e il giudice possa agire con piena indipendenza", spiega l'azzurro Alessandro Cattaneo.
La maggioranza eviterà (o cercherà di evitare) di cadere in una polarizzazione troppo forte perché rischierebbe di trasformare il referendum in un voto-sfiducia al governo, come avvenne con Matteo Renzi. Importante sarà il ruolo del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano che dovrà giocare un ruolo di raccordo fra maggioranza, governo e le componenti della magistratura che non si pongono frontalmente contro la riforma, ma in qualche modo "dialogano". Le campagne locali saranno sottolineate da eventi, incontri con cittadini, conferenze stampa con magistrati non schierati o ex magistrati. Contemporaneamente, si cercherà di evitare che la comunicazione della maggioranza si limiti a slogan tecnici, quindi "umanizzare" la riforma e renderla digeribile per il cittadino comune.
Qual è la "scena finale" che la maggioranza immagina? Il canovaccio che tutti dovranno seguire senza inciampare nella rissa, è semplice: "La separazione delle carriere regala chiarezza, efficienza e fiducia nel sistema"; "non è un voto su di noi, ma un voto sul sistema": "La riforma non è contro i magistrati, è per i cittadini; non è una battaglia politica, è una battaglia civile". E poi, infine, la contingenza storica: "Non possiamo permetterci di aspettare ancora: ci sono condizioni che forse non si ripeteranno mai più".