Alla Pugacheva, una delle più famose cantanti pop russe, ha sfidato le autorità di Mosca a dichiararla «agente straniero» per solidarietà nei confronti del marito, l'attore comico Maxim Galkin, che ha criticato la guerra in Ucraina. In un post su Telegram anche la cantante si è scagliata contro il conflitto, esortando a mettere fine alla morte di tanti ragazzi. Critiche significative, le sue, perché appartiene alla generazione del presidente Vladimir Putin ed è una cantante amata dagli anziani che tendono a sostenere il Cremlino.
Amatissima in tutta la Russia e nelle ex repubbliche sovietiche, Pugacheva è stata ospite in passato anche a Sanremo. Dopo l'invasione dell'Ucraina, a cui si è sempre opposta, è fuggita in Israele con il marito. «Sono solidale con mio marito, un uomo onesto, perbene e sincero, un vero e indimenticabile patriota russo, che auspica alla nostra patria prosperità, una vita pacifica, libertà di parola e di smetterla di far morire i nostri ragazzi per scopi illusori facendo del nostro paese un paria e complicando la vita dei cittadini», ha scritto la diva 73enne. Pugacheva è una superstar in Russia fin dagli anni settanta e i suoi successi sono sopravvissuti al crollo dell'Urss. Al contrario del marito, la cantante finora non aveva attaccato pubblicamente la leadership russa dopo la scelta di rifugiarsi in Israele. Per questo il suo post ha fatto ancora più rumore. Secondo Abbas Galliamov, ex autore dei discorsi di Putin, si tratta di un vero e proprio «schiaffo in faccia» per il Cremlino. «Se vi sono ancora persone importanti in Russia sul quale vi è un consenso generale, allora naturalmente Pugacheva è uno di loro», ha notato su Telegram il politologo, anche lui oggi molto critico con il Cremlino.
A suo dire la politicizzazione della Pugacheva, che si è sempre tenuta lontana dalla politica, può portare in seno alla società un sentimento di «ne abbiamo abbastanza» che le autorità possono ritenere minaccioso. Critico il vice della Duma di Stato, Pyotr Tolstoj: «La Pugacheva ha perso il contatto con la realtà e il suo posto è al museo dei tempi dell'Urss».
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