«Una giornata con incontri di ogni tipo». Dagli studi Rai di Agorà, alla votazione alla Camera, a un faccia a faccia in serata con Giorgia Meloni e con il generale libico Khalifa Haftar, che oggi vedrà il presidente del Consiglio. Sempre con un occhio a Mosca per la crisi del drone sul Cremlino. Sono le 21,40 e il vicepremier Antonio Tajani ha ancora voglia di parlare di politica con il Giornale. Si sfila la giacca di ministro degli Esteri e infila quella di partito, in vista della kermesse di Milano di domani e sabato agli East End Studios di via Mecenate.
Ministro Tajani, come coordinatore di Fi guiderà la due giorni azzurra. Normale evento pre elettorale o è previsto un messaggio forte per gli italiani.
«Sarà innanzitutto l'occasione per ribadire la nostra identità. Diremo agli italiani cosa stiamo facendo al governo e ovunque siamo presenti nelle istituzioni e sui territori. L'evento di Milano è stata pensato e fortemente voluto da Berlusconi per rafforzare la nostra azione politica in vista dei prossimi appuntamenti elettorali e per riaffermare i nostri valori. Siamo una forza di governo seria e responsabile, per questo è prioritario ascoltare e confrontarci con tutti i mondi, a cominciare da quello del lavoro, delle imprese e delle associazioni di categoria».
La kermesse cade durante il ricovero di Silvio Berlusconi. Il suo ruolo di reggente ha previsto una riorganizzazione temporanea del partito? In quale modo il fondatore di Fi parteciperà all'evento?
«Berlusconi sta meglio ed è in progressivo recupero. Questa è la notizia che più ci conforta anche perché Berlusconi è Forza Italia. So che ha lavorato molto in questi giorni per preparare la convention. Sono certo che in qualche modo riuscirà ad abbracciare ancora una volta il suo popolo».
A sette mesi dall'insediamento del governo Meloni, come si distingue l'impronta di Forza Italia rispetto agli alleati Fdi e Lega?
«Forza Italia ha mantenuto, e continua a mantenere, la sua posizione. Ci stiamo impegnando strenuamente sia al governo che in Parlamento, ma anche sul territorio con gli amministratori locali per far sì che il centro del centrodestra sia un elemento di stabilità. Se ancora qualcuno nutrisse dubbi sulla nostra posizione, ribadisco che in Italia una forza di centro esiste e si chiama Forza Italia. Siamo alternativi alla sinistra e rappresentiamo nel nostro Paese il Partito Popolare Europeo. Puntiamo sui giovani e guardiamo al futuro».
La deriva radicale del Pd sta creando disagio tra i moderati di sinistra. Dopo l'arrivo di Caterina Chinnici dai dem c'è aria di nuovi ingressi in Forza Italia?
«È chiaro che in un partito come il Pd, così come si sta configurando, la parte più moderata, cattolica e riformista si trova a disagio soprattutto quando si discute di valori non negoziabili. Non mi sorprenderei se altri esponenti che abbiano una storia del genere decidessero di lasciare un gruppo che si sta avviando verso una deriva massimalista e radicale».
Dai sindaci al voto di lista. Qual è il vostro obiettivo minimo per il turno delle Amministrative di metà maggio?
«Eleggere tanti primi cittadini e ancor più amministratori locali che possano replicare quella filiera virtuosa che abbiamo creato all'interno dell'esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Le faccio un esempio. All'indomani della costituzione del governo è nata una stretta collaborazione tra ministri. Io stesso, con alcuni miei colleghi, lavoro per promuovere il Sistema Italia nel mondo. E lo facciamo mettendo insieme le nostre forze puntando sulle nostre eccellenze: turismo, sport, cultura, cibo su tutti. Ogni dicastero è impegnato per far crescere il nostro paese. Banalmente è il classico concetto di squadra. Ma in precedenza non l'avevamo mai visto».
Opposizione, sindacati, giornali di sinistra, salotti progressisti. Oggi chi può mettere in difficoltà il governo di centrodestra?
«Sinceramente preferisco centrare obiettivi sempre più ambiziosi volti alla crescita dell'Italia e al miglioramento del benessere degli italiani. E questo è stato fin dall'inizio una delle mission fondamentali di Forza Italia e di Silvio Berlusconi.
La polemica insensata o l'azione denigratoria non fa parte della nostra storia. Siamo il partito del fare. Oggi stiamo facendo bene e, a giudicare dai sondaggi e dai messaggi di incoraggiamento che arrivano anche dall'estero, la strada intrapresa è quella giusta».
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