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Quei silenzi a sinistra sul "monito". Solo balbettii dai dem

Una coltre di silenzio dai 5 Stelle. E Avs tace o parla del governo

Quei silenzi a sinistra sul "monito". Solo balbettii dai dem
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Silenzio assordante, timide reazioni, balbettamenti, imbarazzate dichiarazioni di circostanza, si possono riassumere così le reazioni della sinistra alle parole di Francesca Albanese che ha definito l'assalto alla Stampa un "monito". Dopo due giorni si può tracciare una linea sulle reazioni degli esponenti dei partiti di sinistra e il bilancio è impietoso. Se Giorgia Meloni, così come Matteo Salvini, è subito intervenuta per condannare le parole dell'Albanese definendole "gravi", Elly Schlein e Giuseppe Conte non hanno proferito parola, stessa cosa per Bonelli e Fratoianni (nella foto).

Dal Movimento Cinque Stelle non si registrano dichiarazioni di condanna, sulla vicenda è calata una coltre di silenzio come se l'Albanese non avesse detto nulla. Nel Pd le reazioni sulla relatrice Onu si contano sulla punta delle dita e sono tutte della minoranza interna. Per il resto, Giuseppe Provenzano rigetta la logica della Albanese ma senza citarla espressamente: "Non c'è nessun monito in quell'aggressione quella è violenza e ignoranza che dobbiamo respingere con forza". La stragrande maggioranza dei suoi colleghi non sono invece pervenuti nonostante siano sempre solerti a intervenire su ogni tema. Ma c'è un altro aspetto da sottolineare rispetto alla vandalizzazione della sede della Stampa: se politicamente la condanna è stata unanime, ciò che colpisce sono le modalità con cui è stato raccontato l'assalto al giornale torinese. Da un lato c'è stato il timore di menzionare chi fossero gli assalitori senza mai definirli attivisti Pro Pal o appartenenti ai centri sociali tra cui Askatasuna, dall'altro li si è definiti "fascisti".

Il senatore del Pd Filippo Sensi, pur essendo tra i primi a condannare in modo netto le parole dell'Albanese, ha affermato: "Mi fanno orrore le parole di Francesca Albanese sulla aggressione fascista alla redazione della Stampa". Sulla stessa falsariga il segretario dei Radicali italiani Filippo Blengino per cui: "Chi ricorre alla violenza per imporre le proprie idee merita di essere chiamato per ciò che è: un fascista".

Eppure in questo caso il fascismo non c'entra proprio nulla. A spiegarlo è il giornalista Goffredo Buccini che scrive sui social: "Fascisti" e "sedicenti", tutto l'armamentario mistificante della sinistra d'antan per nascondere la natura degli squadristi Pro Pal che hanno assaltato la Stampa...amici miei, smettiamola di raccontare balle, non fanno bene neanche a questi giovani mentecatti". Sulla stessa linea Anna Paola Concia per cui "è arrivato il momento di smettere di appellare i teppisti che hanno distrutto la sede de La Stampa come fascisti. No bisogna chiamarli come loro amano essere chiamati: antifascisti! Gli antifascisti di oggi sono spesso violenti, intolleranti, antidemocratici, sì".

In questa mistificazione della realtà c'è anche chi come Nicola Fratoianni sembra prendersela più con la polizia che con gli assalitori: "Stupisce che agenti non abbiano impedito assalto". La verità è che una parte della sinistra radicale in cuor suo è d'accordo con le parole dell'Albanese e vede nei mondi pro Pal un bacino elettorale.

C'è invece un'altra parte della sinistra più salottiera che ha quasi un timore reverenziale verso questi mondi e cerca di imbonirli senza comprendere che sono i primi ad essere osteggiati come dimostra l'assalto alla redazione della Stampa.

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