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Da raffinato filologo a bar sport: la china discendente di Canfora

Il guru della sinistra radicale, nostalgico dell'Urss, insulta e resta impunito. Il 15enne che fa il saluto nazista invece...

Da raffinato filologo a bar sport: la china discendente di Canfora

Arguto, mai banale, polemikos, figlio di un filosofo e di una insigne grecista, nipotino di Togliatti, «ribelle in cerca di libertà», e del glorioso Pci, Luciano Canfora filologo emerito e internazionalista militante - sa bene che una delle armi più micidiali, al pari della propaganda, è la Storia. Studiandola, insegnandola, spiegandocela, il Professore - 80 anni e una bibliografia che incute timore, fra demokratía, eleutheria e gramscismo - è diventato, veterocomunista nostalgico della grande Madre Urss, uno dei pesi massimi dell'intellighenzia italiana. Seguitissimo all'Università e ascoltato dai politici, padrone e amante della «parola», da cui philologhía, «filologia», è sempre stato un raffinato pensatore che mortificava la Destra e spronava la Sinistra. Poi, come tanti intellos in debito con la postcontemporaneità: Cacciari, Freccero e non solo... ha infilato la china discendente: dal demos al populismo. Ed è facile, ma malinconico, passare dall'elogio di Cleofonte all'insulto da cloaca. La deriva senile da bar sport: dire tutto, troppo, a caso.

Ospite in una scuola di Bari, sua città universitaria, ha liquidato Giorgia Meloni «neonazista nell'animo» perché «schierata con i neonazisti ucraini». Poi, ieri, ha cercato di correggere la frase. Canfora è un filologo, conosce l'arte dell'interpretazione. Ha spiegato che il termine «neonazista» è un'altra cosa rispetto a «nazista». Schematizzando ad uso degli studenti, fra il bigino geopolitico e la provocazione radicale: Hitler era un nazista, Meloni e Salvini che vogliono fermare gli immigrati sono neonazisti. Ecco.

Per la Sinistra che una volta era filo Stalin («Sempre meglio di Gorbaciov» disse Canfora nel '94) e adesso è semplicemente intollerante, è sempre «un'altra cosa». Ma il vizio rimane quello. Condannare l'avversario politico come fascista, o nazista. Si dice reductio ad Hitlerum, o reductio ad nazium, ed è una squisita sebbene un po' stuccevole tattica oratoria che mira a squalificare l'interlocutore comparandolo al Male assoluto.

Difficile poi però collocare il Bene fra quanti continuano a minimizzare i crimini del comunismo ma accusano un'intera nazione sotto le bombe di essere nazista. Poi il problema sono le scritte «DVX» sugli edifici del Ventennio... La degradazione della gloriosa Sinistra italiana, dagli intellettuali organici all'Anpi 4.0. Dalla Resistenza alla desistenza. C'eravamo tanti armati...

Desistere, desistere, desistere. E alla fine il dittatore «democratico» - Cesare, Bonaparte Stalin o Putin che sia - piace sempre di più alla vecchia Sinistra di quanto non piaccia alla giovane Meloni. La quale, quando diventerà la politica più votata dagli italiani, alla fine lo dovrà anche a Canfora. L'elettore si chiede: ma può uno stalinista non pentito rilasciare patenti di democrazia? E in un liceo?

Canfora resterà comunque impunito. Ed è curioso. Un quindicenne (va ripetuto: quin-di-cen-ne) butta in burla un saluto romano e viene radiato dai circuiti di kart, sospeso dalle corse, gli viene confiscata la licenza, la carriera distrutta e denazificata. Bene bene. E Canfora, nazificando una intera nazione, resterà dov'è: nella scuola, nell'editoria (la democratica casa Laterza non dice niente?), in tv, sui giornali.

Del resto nell'antica Grecia, così come da noi, la democrazia non è mai stata perfetta.

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