Re Mida al contrario: i vip sposano sempre la causa persa

Da Gassman a Cucciari e Jebreal: evocano rischi per la democrazia ma le masse non li seguono

Re Mida al contrario: i vip sposano sempre la causa persa
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Tra le altre cose, il referendum ha confermato - per l'ennesima volta e al di là di ogni ragionevole dubbio - l'ormai celebre «maledizione dei vip». Per capire quale sarà il risultato di una qualsivoglia elezione - dal consigliere condominiale dell'estrema periferia del mondo all'inquilino dello Studio Ovale - basta vedere cosa suggeriscono di fare cantanti, musicisti, sceneggiatori, attori, registi e scrittori: il risultato sarà diametralmente opposto a quello da loro auspicato. Non ce ne vogliano i sondaggisti e gli esperti di statistica, ma l'inversione della dichiarazione di voto dei vip è ormai una scienza esatta per comprendere cosa pensa la maggioranza degli italiani.

La lista di chi si è speso per la causa referendaria è infinita e, sia chiaro, il massimo dell'impegno è un animoso e civilmente accorato post sui social, ultima trincea dei novelli resistenti. Da Alessandro Gassman (foto) - sempre pronto ad autoscritturarsi per qualsiasi causa, meglio se persa - a Geppi Cucciari, divenuta ormai paladina dell'opposizione, passando per il fumettista Zerocalcare. E poi una cascata di nomi: Mahmood, Ghali, Malika Ayane, Serena Dandini, Alessandro Barbero e Rula Jebreal, solo per citarne alcuni. Il tono dei messaggi è emergenziale, quello di chi deve salvare la democrazia da chissà quale catastrofe. Anche il risultato è emergenziale, ma per lo stato di salute delle sinistre. Il solito circolino o salottino, chiamatelo come più vi piace, esce ancora una volta sconfitto dall'ennesima battaglia politica condotta con quel sovrappiù di cipiglio e prosopopea.

La distanza tra i presunti vip e le masse è sempre più siderale. Non riescono a intercettarne gli umori neppure per sbaglio e, anzi, ci punge il sospetto che quantomeno i loro endorsement non portino fortuna ai loro destinatari. O, più probabilmente, raccolgono i frutti di anni di spocchia intellettuale e politica. La tendenza non è nuova e non è neppure esclusivamente italiana, basti pensare a quello che è successo negli Stati Uniti: tutto il bel mondo di Hollywood era accanitamente contro Trump, da Taylor Swift a Robert De Niro, passando per George Clooney.

Milioni di copie vendute, biglietti al botteghino e fan. Ma i voti sono un'altra storia e sappiamo bene come sono andate a finire le cose... Ci sorge un dubbio: ma non è che vip è l'acronimo di «very ininfluencer people»?

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