"Retorica antisemita". L'italiana relatrice Onu adesso rischia il posto

Scontro dopo l'ultimo rapporto. Gli appelli: "Albanese si dimetta"

"Retorica antisemita". L'italiana relatrice Onu adesso rischia il posto
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Ora Francesca Albanese rischia il posto. Ha tirato a lungo la corda la relatrice italiana all'Onu e adesso una serie di voci, da più parti chiedono le sue dimissioni. Ieri si è aggiunto anche il World Jewish Congress, alle cui posizioni si unisce l'Ucei, l'Unione delle Comunità ebraiche italiane.

La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso è la presentazione, pochi giorni fa a New York, del suo ultimo rapporto, che la «rapporteur» ha trasformato in una sorta di show. Uno show anti-Israele. Lo Stato ebraico - contro le evidenze storiche e i numeri - è considerato da Albanese responsabile di un «genocidio» dei palestinesi. Una posizione che è il perfetto distillato della faziosità che dilaga nelle organizzazioni internazionali e in molti ambienti politici, negli Usa e in Europa: condannare sempre e comunque lo Stato ebraico e minimizzare le responsabilità dei suoi aggressori. Anche nell'ultimo documento la relatrice si è scatenata, chiedendo sanzioni nei confronti di Israele, e prospettando per i suoi vertici politici un trattamento da criminali di guerra. Già da tempo al centro di polemiche e critiche, con la sua nuova requisitoria Albanese ha suscitato un'ondata di reazioni negative, che hanno come punto di caduta le dimissioni dell'italiana. Ieri nella pagina delle opinioni del Wall street journal, uno dei maggiori giornali americani, campeggiava un editoriale intitolato «Antisemitism goes on a college tour». «La calorosa accoglienza riservata a Francesca Albanese dalle università - si legge - spiega in gran parte perché l'antisemitismo sia un problema nei campus».

Ma qualcosa si muove anche a livello diplomatico. L'associazione «Setteottobre» ha chiesto al governo italiano di unirsi agli altre voci che hanno chiesto la destituzione di Albanese. L'associazione di Stefano Parisi ricorda che Albanese è «la prima relatrice speciale ad essere condannata dalla Germania e dalla Francia» così come dagli Usa «per bocca del dell'inviato speciale per combattere l'antisemitismo Deborah Lipstadt, dell'ambasciatore alle Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield e dell'ambasciatore presso il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, Michèle Taylor».

Per il World Jewish Congress «è ora di smetterla di propagandare l'antisemitismo» e «l'ultimo rapporto è una grossolana perversione della storia, che utilizza i paragoni con l'Olocausto come un'arma per demonizzare Israele ignorando il terrore di Hamas. Questa retorica provocatoria deve essere affrontata».

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