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La Russa assediato. La sinistra punta sull'antifascismo per indebolire il governo nemico

Il presidente del Senato Ignazio La Russa posto sotto assedio per dichiarazioni che non ha rilasciato. La sinistra, in vista del prossimo 25 aprile, percepisce, come spesso capita, un interesse a strumentalizzare

La Russa assediato. La sinistra punta sull'antifascismo per indebolire il governo nemico

Il presidente del Senato Ignazio La Russa posto sotto assedio per dichiarazioni che non ha rilasciato. La sinistra, in vista del prossimo 25 aprile, percepisce, come spesso capita, un interesse a strumentalizzare. E così il fatto che la Costituzione non contenga la parola «antifascismo» - questa la realtà letterale di una frase pronunciata in pubblico dalla seconda carica dello Stato - diventa buona per accusare il meloniano di nostalgismi. Riavvolgiamo il nastro. L'esponente di Fdi, che è stato eletto al vertice di Palazzo Madama all'inizio di questa legislatura, fa quella affermazione. Cioè dice che la nostra Carta costituzionale non contiene la parola «antifascismo». Una proposizione riscontrabile, che non nasconde polemiche. Uno dei giornalisti presenti prende appunti. E riporta che La Russa sostiene che l'antifascismo non sia un valore costituzionale. Ma è un'interpretazione sbagliata, a pensar bene. Tant'è che il portavoce del presidente del Senato precisa che La Russa ha già specificato di «condividere appieno i valori della Resistenza, vista come superamento di una dittatura». Bagarre finita in partenza? Neppure per sogno. La Schlein si è già portata il lavoro avanti con le accuse. La segretaria dem sottolinea come l'antifascismo sia la nostra stessa Costituzione. E attacca La Russa. Spuntano raccolte firme, tra cui quella del Manifesto che domanda ai senatori di «uscire dall'Aula quando presiede La Russa». Firmano tra gli altri Bertinotti, Vendola e Cuperlo. Pure su Change.org emerge un'ulteriore raccolta firme. In questo caso, si chiedono le dimissioni del presidente del Senato. E si punta alle 15mila firme. L'Anpi parla di «inadeguatezza» dell'ex esponente di An, partito che, con la svolta di Fiuggi, ha già chiarito la sua visione sul punto.

Ma all'opposizione l'occasione pare sempre più ghiotta. E tutti si accodano al coro scandalizzato. Per Pier Ferdinando Casini, il presidente del Senato «ogni tanto esterna in libertà e forse dovrebbe non farlo». L'ex presidente della Camera aggiunge che la destra di governo sta rischiando di «andare indietro» sul terreno del riconoscimento della resistenza. C'è un altro ex ingombrante che prova a dire la sua, peraltro tornando nelle vesti del Gianfranco Fini che piace a sinistra. L'ex leader di An, oltre a definirsi persino «lieto» della nomina di Luigi Di Maio a inviato speciale dell'Ue in Golfo Persico, si rivolge alla premier. «Giorgia Meloni dica, perché so che ne è convinta, che libertà, giustizia sociale, uguaglianza sono valori democratici, sono i valori della Costituzione, sono valori antifascisti», argomenta da Lucia Annunziata, a «Mezz'ora in più», su Rai3. Ma la Meloni, sin da giovanissima, ha sempre tenuto la linea che oggi Fini le suggerisce. Per l'ex delfino di Almirante, Meloni e La Russa dovrebbero avere «la determinazione nel dire chiaramente quello che so che ritengono veritiero: libertà, giustizia, solidarietà sono valori antifascisti, perché sono valori della Costituzione». Poi c'è spazio per le varie narrazioni. Anche le dichiarazioni del presidente della Camera Lorenzo Fontana - quelle sulla «liberazione come patrimonio di tutto il Paese» - vengono viste come un modo per smarcarsi da La Russa. Le Lega, sin da Bossi, festeggia con enfasi il 25 aprile. Insomma, non c'è niente di nuovo.

Compresa la volontà della sinistra di allontanare la pacificazione nazionale.

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