
La "bomba" arriva in serata: il segretario di Stato degli Stati Uniti Marco Rubio, ha imposto sanzioni alla relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati Francesca Albanese, "per i suoi sforzi illegittimi e vergognosi di sollecitare un'azione della Corte penale internazionale contro funzionari, aziende e dirigenti statunitensi e israeliani". Rubio ha comunicato via social il provvedimento contro la controversa e discussa relatrice, sottolineando che "la campagna di guerra politica ed economica di Albanese contro gli Stati Uniti e Israele non sarà più tollerata", aggiungendo che "gli Stati Uniti continueranno a intraprendere tutte le azioni che riterranno necessarie per proteggere la nostra sovranità e quella dei nostri alleati". Nel frattempo, proseguono le trattative ma non c'è ancora il via libera per la tregua a Gaza. A Doha proseguono i negoziati e l'inviato speciale degli Stati Uniti per il Medioriente Steve Witkoff ha espresso però la speranza che un accordo possa essere raggiunto questa settimana. Ma nel momento in cui Netanyahu e Trump si incontravano per oltre un'ora nello Studio Ovale, Witkoff ha deciso di rinviare il suo volo per Doha e una nuova data di partenza non è ancora stata fissata. L'inviato statunitense ha informato i mediatori che ha ancora intenzione di recarsi a Doha, ma la sua decisione di posticipare il viaggio indica che sono ancora necessari progressi significativi.
Netanyahu da parte sua però ha sottolineato che Israele è ancora determinato a raggiungere tutti i suoi obiettivi nella Striscia: "Il rilascio dei nostri ostaggi, vivi e morti, l'eliminazione delle capacità militari e di governo di Hamas e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per lo Stato ebraico". In più, "si stanno aprendo opportunità per ampliare il cerchio della pace e degli Accordi di Abramo", ha pure fatto sapere Bibi. Hamas - riporta Axios - chiede che l'Idf si ritiri sulle stesse linee stabilite prima che il precedente cessate il fuoco fallisse in marzo e secondo alcune fonti apre alla liberazione di 10 ostaggi in cambio dello stop alla guerra. Israele insiste nel voler mantenere il controllo dell'asse Morag a Nord di Rafah che Hamas chiede di lasciare.
I colloqui si concentrano sulla definizione delle mappe durante la tregua. Il controllo di Morag infatti mira a recidere il collegamento territoriale tra Khan Yunis e Rafah, a rafforzare la presenza dell'Idf nel Sud e a impedire ai terroristi di Hamas di tornare a Rafah. Israele vuole pure creare qui vicino una "città umanitaria" in cui l'intera popolazione della Striscia verrà radunata. Il nodo degli aiuti umanitari sarebbe invece stato risolto, così come quello relativo alla richiesta di Hamas, che vuole garanzie degli Stati Uniti sul fatto che Israele non sia in grado di iniziare unilateralmente la guerra alla fine dei 60 giorni di cessate il fuoco. Sugli aiuti si è concordato che nelle zone di Gaza da cui si ritirerà l'Idf questi saranno forniti dall'Onu o da organizzazioni internazionali non affiliate a Israele o Hamas.
Mentre sembra che Trump assicurerà personalmente che la cessazione delle ostilità temporanea rimanga in vigore anche se non si raggiungesse un accordo per la fine della guerra permanente entro la fine della tregua di 60 giorni. E pure il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar è parso ottimista: "Il cessate il fuoco a Gaza è realizzabile".