Lo scacco ai trans della federazione mondiale: "Vietate le competizioni nei tornei femminili"

L'assurdo stop vale solo per gli uomini diventati donne. Non viceversa

Lo scacco ai trans della federazione mondiale: "Vietate le competizioni nei tornei femminili"
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Certo che se una persona transgender, che mettiamo sia passata da uomo a donna, possa entrare in una squadra di basket o di calcio femminile è legittima materia di discussione, per ovvie ragioni: in uno sport in cui le prestazioni muscolari sono importanti un maschio, seppur diventato donna, creerebbe non pochi problemi alla squadra avversaria. Idem per diversi sport individuali: immaginate se il campione del mondo dei pesi massimi, Oleksandr Usyk, decidesse di cambiare sesso e diventare donna: potrebbe mai partecipare ai campionati di pugilato femminile? Giustamente ci sarebbe un sommovimento delle donne pugili, poiché, per quanto brava, sarebbero fisicamente svantaggiate.

Tuttavia la questione non si pone se invece nel gioco i muscoli non c'entrano niente, per esempio, ne dico una non a caso: gli scacchi. Giusto? Sbagliato. Cioè è giusto ma quello che è successo è incomprensibile. Ve la faccio breve: la Federazione internazionale degli scacchi (FIDE) ha deciso di escludere le donne transgender dai tornei femminili. Uno legge e esclama: eh? E perché mai? Con che motivazione? La motivazione è che hanno bisogno di tempo «per una ulteriore analisi della situazione». E cosa devono analizzare? No perché la faccenda si fa interessante per quanto è surreale, siccome la risposta è una sola: hanno paura che un uomo sia più intelligente di una donna. Non sono sicuri. Vogliono analizzare. Cosa che da una parte è terribilmente maschilista, dall'altra non escludo che faccia piacere perfino alle femministe, vista la faida che si è determinata da tempo tra trans e femministe (trans donne che chiamano le donne non trans «utero-munite», le donne non trans che ci tengono a mantenere uno status biologico diverso).

Ma mica è finita qui. Sempre la FIDE ha deciso che la misura non si applica ai maschi transgender (cioè passati da donne a uomini), i quali quindi gareggiare nei tornei maschili. Però a una condizione, udite udite: devono rinunciare ai titoli vinti precedentemente nei tornei femminili prima della transizione. A parte che non capisco perché ci siano tornei maschili e femminili negli scacchi: pensate a una delle serie più viste e apprezzate degli ultimi anni, La regina degli scacchi, e immaginate se la nostra eroina avesse sfidato solo donne, che regina sarebbe stata? Bisogna dire che la misura adottata dalla FIDE è dichiarata come «temporanea», quindi si aspetta che facciano le suddette verifiche, che non si capisce quali possano essere.

Perché se vogliono capire se un uomo abbia un'abilità diversa negli scacchi rispetto a una donna (differenze biologiche ci sono, e consiglio al riguardo di vedervi le conferenze del neuroscienziato Giorgio Vallortigara proprio sui cervelli maschili e femminili, ma riguardano predisposizioni, non l'intelligenza in un gioco di logica), non c'entra il cervello dei sessi, è la Federazione internazionale degli scacchi a essersi bevuta il cervello.

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