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Lo sciacallaggio della sinistra: "Il governo Meloni è corresponsabile di questa strage"

​Sono passate poche ore dalla notizia del tragico naufragio a Cutro e nella mattinata di ieri si sono registrate le prime dichiarazioni politiche

Lo sciacallaggio della sinistra: "Il governo Meloni è corresponsabile di questa strage"

Sono passate poche ore dalla notizia del tragico naufragio a Cutro e, con ancora le operazioni di soccorso in atto e la drammatica conta dei morti che cresceva, nella mattinata di ieri si sono registrate le prime dichiarazioni politiche continuate nel corso della giornata in cui, a finire sul banco degli imputati, è stato il governo. Nonostante l'invito del premier a evitare speculazioni, esponenti di spicco dell'opposizione hanno puntato il dito contro le politiche sull'immigrazione adottando un doppio standard quanto mai fuori luogo. Il naufragio che si è consumato sulle coste calabresi è solo l'ultimo in ordine di tempo nel Mediterraneo per cui, sostenere che questi eventi siano tragedie quando c'è la sinistra al governo e affermare l'esistenza di una responsabilità politica quando governa il centrodestra, è quanto meno disonesto intellettualmente, anche perché sul banco degli imputati viene messo il decreto sulle Ong, che però non ha in alcun modo inciso nel dramma di ieri. E i soccorsi, semplicemente, non sono stati possibili.

Eppure, dopo aver votato alle primarie, Elly Schlein se l'è presa con i decreti immigrazione dell'esecutivo: «Un'altra tragedia pesantissima che coinvolge molti bambini, non è accettabile che il Mediterraneo sia diventato un grande cimitero a cielo aperto: questo fa capire quanto sia disumano e contro ogni diritto fondamentale fare dei decreti che hanno il solo scopo di rendere più difficile salvare le vite in mare». Ancora più duro il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che ha scritto: «Se ci fosse stato un sistema di ricerca e soccorso potevano forse essere salvati».

Non poteva mancare all'appello il deputato Pd Laura Boldrini: «Decine di morti in mezzo al mare, forse più di cento, al largo delle acque di Crotone. Il governo ci ripensi: pattugliamento europeo e nessun ostacolo alle Ong. Così si evitano disgrazie come queste». Anche Marco Furfaro, deputato Pd, politicizza quanto avvenuto: «Sono morte persone. Sono morti bambini, non carichi residuali. Non serve bloccare le partenze, come il Governo propaganda, ma garantire vie legali e corridoi umanitari per chi fugge da guerre e violenze. Basta lacrime di coccodrillo».

Sulla stessa falsariga le dichiarazioni degli esponenti delle Ong a partire da Luca Casarini, capo missione di Mediterranea Saving Humans che ha accusato direttamente il premier e il ministro dell'Interno: «Piantedosi dice bloccare le partenze. Meloni dice vite stroncate dai trafficanti. Ma loro sono corresponsabili. Loro bloccano i soccorsi, criminalizzano chi salva vite e non hanno nulla da proporre, né corridoi umanitari né una missione di soccorso europea, a donne, uomini e bambini. Li vogliono condannare o a morire in mare o nei lager libici. Hanno difeso i confini. Ora saranno soddisfatti». Dichiarazioni radicali come quelle dell'Arci secondo cui: «Gli scafisti, categoria prodotta direttamente per interessi elettorali da governi e partiti xenofobi non potrebbero fare affari se i governi, a partire dal nostro, non mettessero direttamente la vita di migliaia di persone nelle loro mani, con atti legislativi e con scelte politiche come l'ultimo decreto anti Ong».

Critiche sono arrivate anche da monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente Cemi e Fondazione Migrantes: «Mentre i rami del Parlamento approvano un urgente e straordinario decreto per regolare i flussi migratori, che di urgente e straordinario ha solo l'ennesima operazione ideologica, indebolendo in realtà le azioni di salvataggio in mare delle navi Ong».

Per l'ennesima volta una tragedia è diventata terreno di scontro facendo prevalere speculazioni e attacchi politici invece di cercare soluzioni condivise a un problema che va avanti da troppi anni.

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