L'urgenza è rallentata. A Bologna, con l'amministrazione di Matteo Lepore (foto), succede anche questo: una delibera che a ottobre era stata proclamata "urgente" - tanto da ricorrere all'articolo 134, comma 4 del Testo unico degli enti locali - perde ogni importanza quando si tratta di discuterne la revoca. È la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese, celebrata ai tempi con grande furore ideologico dalla maggioranza del Pd. E ora difesa con una prudenza che nasconde imbarazzo. Il provvedimento, nell'autunno scorso, non è nato come una scelta qualunque ma con una manovra accelerata. La delibera è stata approvata con la procedura dell'"immediata eseguibilità", che consente a una novità legislativa di entrare subito in vigore senza attendere i termini ordinari. Dopo le gravi dichiarazioni della relatrice Onu sull'assedio dei pro Pal alla redazione de La Stampa, il sindaco felsineo nicchia, e dimentica le caratteristiche di un'urgenza. "Abbiamo cose più importanti di cui occuparci", afferma da un paio di giorni.
Da Fdi, con il consigliere regionale Francesco Sassone, arriva la richiesta di fare chiarezza. E di votare in Aula la mozione già depositata il 13 ottobre dal partito della Meloni per interrompere l'iter e revocare il riconoscimento. "Le parole dell'Albanese non sono scivoloni, ma il suo pensiero". Il nodo politico è proprio questo: ieri la cittadinanza era urgente per essere concessa, oggi non lo è più per essere rimessa in discussione. "Lepore - insiste Sassone - non si nasconda dietro ai silenzi di circostanza e dica in modo chiaro ai suoi consiglieri di votare la revoca della cittadinanza onoraria all'Albanese così da mettere fine a questa farsa durata fin troppo". Anche per la Lega di Matteo Salvini la posizione del primo cittadino è "irricevibile".
Ma Lepore, a differenza della sua omologa fiorentina, sembra badare all'interesse ideologico, forse anche elettorale, e non cede. "Ancora una volta il sindaco di Bologna si dimostra per l'incoerente che è", chiosa Sassone.