Se Lerner finge di non sentire i pm e sulla zona rossa incolpa Fontana

La mancata chiusura della Val Seriana inserita tra gli errori della giunta Lombarda. Ma il pm disse: "Decisione governativa". E ora la procura convoca il governo

Se Lerner finge di non sentire i pm e sulla zona rossa incolpa Fontana

A volte il destino è proprio infame. Nemmeno il tempo di leggere dopo pranzo l'editoriale di Gad Lerner sulla Lombardia che ecco la bomba scangiata dalla procura di Bergamo. Quello che molti aspettavano, e forse Conte temeva, è diventato realtà: il premier e i ministri competenti (Speranza e Lamorgese) verranno convocati dalla pm che indaga sulla mancata zona rossa in Val Seriana. Era ormai cosa nota a tutti che i magistrati bergamaschi stessero puntando verso Roma, piuttosto che sul Pirellone, per capire perché nessuno abbia messo i lucchetti ad Alzano Lombardo e Nembro. Una cosa nota a tutti, dicevamo, tranne che all'intrepido Lerner. Il quale oggi sul Fatto è tornato all'attacco della Lombardia, dimenticando di citare (ma sarà un caso) le limpide parole del procuratore Maria Cristina Rota: "Da quello che ci risulta era una decisione governativa".

Sia ben chiaro, è ancora presto per esultare come invece fa Salvini ("Giustizia è fatta"). Ma non si può nemmeno far finta di nulla, soprattutto in un quotidiano - il Fatto - che le parole dei magistrati le tiene sempre in ottima considerazione. Nel raccontare il passaggio dalla "padella alla brace" della Lombardia, finita dalle grinfie di Formigoni alle mani di Fontana, Lerner fa un excursus sui 18 anni di governo del celeste arrivando a dire che tutto sommato con la vecchia classe dirigente non si stava così male come oggi. "Lungi da me indulgere al detto qualunquista 'si stava meglio quando si stava peggio' - scrive il giornalista - Ma è sotto gli occhi di tutti il decadimento della classe dirigente lombarda" da quando al potere ci sono i leghisti. Se prima la "lottizzazione delle nomine" il "circuito ciellino" la affidava a "uomini ombra navigati", ora tutto sarebbe finito in mano a "uomini di comprovata inesperienza".

A testimonianza di ciò, vi sarebbe la "collezione di infortuni nella quale la destra lombarda sembra inciampare". Tra questi Lerner cita le "delibere a pagamento rivelate dall'inchiesta 'mensa dei poveri'", "l'obbrobriosa vicenda delle Rsa", il caso dei camici, l'affidamento dei test seriologici alla Diasorin e, ça va sans dire, la "mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana". Sulla chiusura della Bergamasca, però, dimentica di citare non solo il pensiero dei pm, che puntano il dito su Palazzo Chigi, ma anche le evidenze confermare dal commissario Pd in Emilia Romagna, Sergio Venturi. Che in quel periodo fosse il governo a istituire le zone rosse pare ormai pacifico, visto che il premier evocava a sé quasi tutti i poteri. Lo sa bene Luca Ceriscioli, governatore piddino delle Marche, il quale provò a chiudere in autonomia le scuole ma venne subito redarguito da Roma e invitato a tornare nei ranghi. Lo ricorda Sabino Cassese, non un leghista di grido, secondo cui "le profilassi internazionali sono indicate come materie di competenza esclusiva dello Stato". E lo confermano le dichiarazioni di quei giorni di Conte, Speranza e del ministro Boccia.

Palazzo Chigi sostiene che il Pirellone avrebbe potuto chiudere la Bergamasca in autonomia? Si vadano a rivedere le dichiarazioni di quei giorni. Ne citiamo solo una di Conte: “Non è possibile che tutte le Regioni vadano in ordine sparso perché le misure rischiano di risultare dannose". Le altre Lerner le può leggere qui.

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