
Contestazioni, ribellismo giovanile possono essere il segno della vitalità di una società, ma possono testimoniare anche una sconcertante banalità e assenza di quei minimi riferimenti storici, essenziali per comprendere la realtà culturale a cui si appartiene e da cui si proviene. Il caso è semplice ma emblematico, una contestazione circoscritta, ma eloquente. Una studentessa liceale di Belluno si è rifiutata di sostenere l'esame orale alla maturità, così come aveva fatto un altro ragazzo di un liceo di Padova. Il motivo, spiega la studentessa, è la protesta contro "i meccanismi di valutazione scolastica, l'eccessiva competitività, la mancanza di empatia del corpo docente". A chi ha memoria sembrerà ascoltare le parole della contestazione sessantottina, come se il tempo trascorso non avesse insegnato niente, come se quella ragazza piombasse da un altro pianeta senza conoscere quali disastri (quali lutti) avesse alla fine comportato quel modello di ribellismo. Ma la differenza della contestazione giovanile di allora e quella dei due studenti di oggi, che avrà sicuramente un seguito se non si interviene, è fondamentale e spiega almeno uno dei tanti volti dei ragazzi d'oggi. Mezzo secolo fa la contestazione trovava la sua giustificazione in un perimetro ideologico, oggi ha un individualismo esibizionista. Ieri per comunicare c'era il ciclostile, oggi i social. È indiscutibile che il sistema scolastico abbia i suoi difetti, e la maturità sia una stanca ritualità che girata da una parte o dall'altra resta sempre la stessa: da cambiare profondamente o da abolire, come sosteneva Pasolini, sul quale è stato dato un tema proprio alla maturità di quest'anno. Dunque, più che comprensibile manifestare il dissenso, ma poi è il modo di esprimerlo che diventa determinante. Le parole della studentessa rivolte alla sua commissione di maturità sembrano quelle dei sessantottini che si ribellavano al giudizio espresso con i voti e alla meritocrazia, pretendendo il voto politico, cioè il voto uguale per tutti. Adesso la contestazione finisce su Instagram eccetera, e invece di fare una manifestazione di piazza contro i docenti fascisti e borghesi, si cercano i like alla propria bravata, postata sui social con cui si sono denunciati "i docenti che non guardano come sta lo studente davvero" (così dice la studentessa). Prima il docente fascista e borghese, oggi senza amore e cinico. Ieri l'ideologia via ciclostile, oggi i social via telefonino. Quale fosse la stupidità di ieri ce lo ha spiegato drammaticamente la storia; quale sia la superficialità di oggi ce lo dice il web: con una differenza, almeno.
Gli studenti che hanno contestato adesso la maturità, facendo scena muta all'orale, non hanno rischiato niente: il meccanismo dei voti della maturità li aveva già promossi dopo gli scritti, e l'orale era diventato ininfluente ai fini del superamento dell'esame. Ma il ministro Valditara è corso ai ripari per fare dei due studenti due veri eroici contestatori: non rispondono all'orale, allora devono essere bocciati.