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Servizi, Valensise nominato capo Aisi

L'attuale vicedirettore del Dis va al posto del generale Parente. Una carriera da 007 puro

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Ecco, adesso che inizia a prendere forma l'intelligence dell'era Meloni una cosa si può dire: se Bruno Valensise (foto), nominato ieri direttore dell'Aisi (i nostri servizi segreti interni) fosse stato al suo posto già quattro anni fa, l'Italia si sarebbe risparmiata il surreale pasticcio di incontri irrituali del 2019 con gli inviati di Donald Trump alla caccia di prove sul Russiagate. Valensise fu tra i pochi a non partecipare a quelle riunioni con Raymond Barr, lo special attorney della Casa Bianca, a differenza dei tre capi di allora dei nostri servizi e dello stesso premier Giuseppe Conte. Il motivo è semplice: Valensise (nella foto) è un giurista, il primo capo dei nostri 007 operativi dopo oltre trent'anni a non provenire dalle forze di polizia o dall'esercito. Se la sua nomina ha un messaggio è: le regole si rispettano. Lo spionaggio è un duro lavoro, che spesso costringe a muoversi su terreni scivolosi. Ma proprio per questo stare dentro i binari della legge è l'unico modo per evitare gli sbandamenti che fanno parte della storia anche recente dei nostri servizi segreti. Uomo di diritto e uomo delle istituzioni: così spiegano i commenti trasversalmente positivi che la scelta compiuta ieri da Giorgia Meloni raccoglie. Nel ballottaggio durato fino all'ultimo tra Valensise, finora vicedirettore del Dis (l'organismo di coordinamento dei servizi) e il vicedirettore dell'Aisi Giuseppe Del Deo, alla fine a fare pendere la bilancia a favore del primo sono state soprattutto la formazione giuridica e l'esperienza. Entrambi i candidati partivano con un handicap: nessuno dei due ha mai svolto attività operativa di intelligence. Del Deo, ufficiale dell'esercito assunto al Sismi da Nicolò Pollari, è un esperto di conti, che dentro i servizi si è occupato del tema delicato della gestione dei fondi riservati, e che di recente ha conquistato un ruolo di punta nel coordinamento delle intercettazioni preventive; in questa veste si era conquistato un rapporto di fiducia sia con la Meloni che (fino a qualche tempo fa) con Matteo Salvini. Ma Del Deo è vicedirettore da poco, e il salto al vertice è parso probabilmente troppo brusco.

Cosa che non si può certo dire di Valensise, entrato al Sisde una vita fa provenendo da un ministero, e portato al Dis da Giampiero Massolo, nominato da Berlusconi nel 2012 alla guida del dipartimento. Anche lì nessun incarico operativo ma un ruolo delicato, in rapporto diretto col mondo delle aziende: l'assegnazione dei Nos, i nullaosta per la sicurezza. E soprattutto un contatto continuo con gli uomini delle agenzie operative. Da civil servant dello spionaggio Valensise si guadagna la fiducia sia del governo Conte, che lo nomina vicedirettore, sia del governo Draghi: dove come sottosegretario ai servizi, e quindi suo interlocutore diretto, trovò uno che lo conosceva bene, l'ex capo del Sisde Franco Gabrielli. La stessa pacata autorevolezza ha consentito a Valensise di affiatarsi rapidamente con la nuova maggioranza, e in particolare con il nuovo responsabile politico dei «servizi», Alfredo Mantovano, con cui si dà del tu e col ministro dell'interno Matteo Piantedosi.

Da oggi lo attende un compito duro, che comprenderà anche avvicendare i capi delle divisioni operative chiamate a sfide, soprattutto nel settore del controspionaggio, rese cruciali dagli scenari di guerra.

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