Siamo in guerra coi terroristi e la Ue si divide su Schengen

Parigi e Madrid pronte a rivedere il trattato. Ma Renzi e Alfano lo difendono. La lotta al terrorismo vede l'Ue già divisa

Siamo in guerra coi terroristi e la Ue si divide su Schengen

Il trattato di Schengen sul banco degli imputati. A pochi giorni dalla sanguinaria strage alla redazione di Charlie Hebdo e dal doppio sequestro di Parigi e Dammartin-En-Goule, il ministro dell'Interno francese Bernard Cazeneuve mette in discussione la convenzione che garantisce la libera circolazione di persone che risiedono nei Paesi che vi hanno aderito. "Bisogna valutare possibili modifiche al sistema Schengen - ha spiegato - per lottare contro il terrorismo". Una posizione che, però, non trova d'accordo il suo omologo italia. Angelino Alfano si è infatti schierato totalmente a favore: "È una grande conquista di libertà non si può regalare ai terroristi il successo di tornare indietro". Il braccio europeo, insomma, è iniziato.

Il governo francese ospita un vertice straordinario internazionale sul terrorismo. Così, oltre le bandiere a mezz'asta, la commozione, il lutto e i minuti di silenzio, la Commissione Ue reagisce all'odio jihadista annunciando per le prossime settimane un nuovo piano anti terrorismo che preveda anche un miglioramento del trattato di Schengen e una strategia comune per contrastare il fenomeno dei foreign fighter, i jihadisti con passaporto europeo che a migliaia (le ultime stime parlando di 10-12mila) lasciano casa loro per andare a combattere in Siria o in Iraq, a fianco dello Stato islamico. Per poi tornare a seminare il terrore in Europa. Tra le risposte operative a cui la Commissione sta pensando c'è l'elaborazione di un nuovo piano di interventi che vedrà la luce dopo il Consiglio di febbraio. Sul tavolo il miglioramento dell'accordo di Schengen e il rafforzamento della collaborazione tra l'Europol e le strutture della sicurezza dei singoli Stati. Certamente c'è spazio in Europa per avere nuove regole comuni in termini di standard di sicurezza. Tuttavia, come fa sapere l'antiterrorismo europeo, il loro compito non è produrre informazioni, ma solo elaborarle, analizzarle, e se possibile fornire un supporto a chi in ultima istanza si occupa della politica della sicurezza, cioè le strutture dei singoli Stati membri.

In Italia l'opposizione ha già chiesto al governo di sospendere Schengen. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini ha proposto di "sospendere subito il trattato" e di "reintrodurre i controlli alle frontiere". Non sarebbe certo la prima volta che succede. L'Italia lo fece nel 2001 per il G8 di Genova e dopo il terremoto dell'Aquila, la Norvegia dopo la strage di Breivik, la Polonia prima di una conferenza sul clima, mentre altri limiti furono decisi per gli ultrà negli stadi. "E per bloccare i fanatici islamici non si può fare? - si è chiesto Salvini su Facebook - al governo, in Italia e in Europa, abbiamo gente inutile". Per Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia la proposta è interessante, ma ha invitato a non dimenticare che "ogni giorno in Italia sbarcano migliaia di immigrati clandestini dalla Libia che in questo momento è sotto controllo fondamentalista". Per Renzi, invece, "il problema non è Schengen" ma "un radicalismo che fomenta l'odio" e che "va combattuto in modo serio e non con la demagogia". La posizione di Renzi e Alfano non trova man forte in Europa. Sia la Francia sia la Spagna sono, infatti, più propense a rivedere la convenzione.

"Vogliamo tornare ai controlli ai confini - ha spiegato a El Pais il ministro dell'Interno, Jorge Fernandez Diaz - se sarà necessario, modificheremo il trattato". Insomma, la lotta al terrorismo si arena già in un'Europa (come al solito) troppo divisa.

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