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La sinistra gufa: "È inutile", "Favorirà la mafia"

La lunga storia dei pretesti per dire "no" al progetto. Cambiano le facce, restano gli slogan

La sinistra gufa: "È inutile", "Favorirà la mafia"

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Anacronistico, insostenibile, costoso, a rischio terremoti, un favore alla mafia. La storia delle scuse per bloccare il Ponte sullo Stretto di Messina è vecchia almeno quanto l'idea del progetto stesso. Silvio Berlusconi ne aveva fatto un cavallo di battaglia, ma chiunque abbia coltivato l'ambizione di realizzare un collegamento stabile tra Sicilia e Calabria ha dovuto scontrarsi con il partito del No. Adesso il governo guidato da Giorgia Meloni vuole riprovarci. E inevitabilmente deve confrontarsi con l'ostruzionismo. Il M5s di Giuseppe Conte, il Pd di Elly Schlein, l'Alleanza tra Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni sono già sulle barricate.

L'approvazione alla Camera della conversione in legge del «Decreto Ponte» è stata una grande occasione di visibilità per Verdi e Sinistra italiana. Poco prima del voto finale, i deputati rossoverdi hanno messo in scena una protesta. Hanno esposto uno striscione verde in Aula e hanno indossato delle magliette rosse con la scritta «No Ponte». Quindi Bonelli ci ha offerto un sunto di tutte le scuse per fermare l'opera. Che sarebbe troppo esosa per le casse dello Stato. «Come potete governare questo paese se usate i soldi degli italiani come se fossero i vostri?», ha tuonato. E poi il Ponte diventerebbe un ricettacolo di illegalità. «State consegnando la realizzazione di questo progetto, in assenza di gara europea al consorzio Eurolink che ha determinato un'opera di monopolio incredibile», ha detto ancora Bonelli. Il leader dei Verdi ha concluso sulla presunta inutilità dell'opera: «Questa infrastruttura non solleva il Sud ma solleva solo voi e la vostra propaganda». Il partito del No sfrutta l'emergenza e la tragedia del maltempo per rivangare il solito slogan, che recita: «Le urgenze del Paese sono altre». Ancora ieri, sempre Bonelli: «Il Decreto Ponte sullo Stretto è uno strumento per la propaganda di Salvini».

Anche il Pd ripete il campionario delle scuse. Ecco il tweet di Chiara Braga (nel tondo) capogruppo dem alla Camera, fedelissima di Schlein: «Un progetto vecchio e irrealizzabile. Una inutile stelletta sulla felpa di Salvini». Dal M5s parlano di «decreto raccapricciante» con la deputata Daniela Morfino e di «mostro giuridico» con il deputato Antonino Iaria. Pure i grillini timbrano con l'immancabile «non è una priorità», firmato dai deputati Riccardo Tucci, Elisa Scutellà, Anna Laura Orrico. Stessa locuzione utilizzata la settimana scorsa dalla loro collega Vittoria Baldino, secondo la quale «Salvini gioca col Ponte sullo Stretto». Però Giuseppe Conte, da premier, apriva all'ipotesi. «Valuterò senza pregiudizi», diceva a giugno del 2020. Due mesi dopo favoleggiava di una «struttura sottomarina».

In ogni caso, non c'è niente di nuovo nelle sirene di oggi. Nel 2006 il governo dell'Unione di Romano Prodi bloccò tutto. «I soldi necessari all'opera saranno dirottati in altre opere di maggiore rilievo per il bene comune», la spiegazione del centrosinistra per lo stop. «È risaputo che la nostra posizione sia contraria», la conferma di Prodi. Antonio Di Pietro, già ministro delle Infrastrutture, allora capo dell'Italia dei Valori, nel 2010 rilanciava: «Se fossi ancora oggi il ministro delle Infrastrutture prenderei i dieci miliardi previsti per il ponte sullo stretto e li utilizzerei per altre priorità». E ancora: «Senza il Ponte si può vivere».

Il partito del No ha cambiato le facce ma non gli slogan.

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