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Sottosegretari, il Colle si tira fuori: "Draghi dovrà fare da solo..."

Il neo premier è chiamato a interloquire con i partiti in prima persona con l'imperativo assoluto di non infrangere l'armonia di fondo

Sottosegretari, il Colle si tira fuori: "Draghi dovrà fare da solo..."

Adesso la palla passa nelle mani di Mario Draghi. Costruita la squadra che comporrà il nuovo governo, e annunciata in pubblico la rosa dei 23 ministri, il premier è chiamato a nominare sottosegretari e viceministri.

Nomine scottanti

Niente di particolare, direte voi. In linea teorica, si tratta in effetti di un normale step burocratico. Il problema, tuttavia, nasce dalla composizione a dir poco aticpica dell'esecutivo Draghi, sorretto da partiti portatori di istanze diametralmente opposte tra loro. Il rischio è che il clima di lotta comune in nome dell'Italia possa frantumarsi di fronte a scelte non condivise dalle varie anime del governo.

Nei giorni scorsi, ad esempio, molti esponenti del Partito Democratico si erano lamentati per via del basso numero di donne a capo dei dicasteri. A questo proposito, Nicola Zingaretti era stato chiaro. Il Pd avrebbe fatto tutto il possibile per assicurare l'equilibrio di genere con le nomine del sottogoverno. Ecco: che cosa succederà nel caso in cui gli auspici dei dem non dovessero essere soddisfatti?

Da qualunque parte si guardi, dunque, la nomina di sottosegretari e viceministri assume le sembianze di un nodo spinosissimo, potenzialmente in grado di minare il clima di concordia instauratosi per combattere l'emergenza sanitaria presente nel Paese (e non solo). Draghi dovrà fare tutto da solo, vagliando i nomi opzionati dai vari partiti. Ricordiamo che, per legge, i sottosegretari di Stato vengono nominati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, "di concerto con il ministro che il sottosegretario è chiamato a coadiuvare".

La mossa del Colle

Come racconta Marco Antonellis su Tpi.it, i riflettori saranno puntati su Draghi. Toccherà al successore di Giuseppe Conte, e non al Quirinale, dirimere la questione. In ballo non ci sono soltanto i formalismi previsti dalla costituzione. Si tratta di "un cambio di passo anche politico", hanno rivelato fonti dal Colle.

Detto altrimenti, Sergio Mattarella ha fatto tutto ciò che poteva fare per supportare e consigliare Draghi. Ora è il momento che l'ex presidente della Bce ci "metta la faccia", cammini con le proprie gambe e dimostri di che pasta è fatto. In termini ancora più concreeti, Draghi è chiamato a interloquire con i partiti, con l'imperativo assoluto di non infrangere l'armonia di fondo.

Per questo motivo la scelta di viceministri e sottosegretari "sarà il primo vero banco di prova politico del neo premier", ripetono le stesse fonti del Colle. L'obiettivo di Draghi, quindi, sarà duplice. Da una parte il premier dovrà selezionare i membri che prenderanno parte al sottogoverno, ma dall'altra sarà chiamato a non incrinare il clima di unità nazionale tra i partiti.

Un'unità che il Quirinale, a fatica, ha contribuito a costruire nelle ultime settimane.

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