"La prima spallata non sarà la sua". Ma Zingaretti può riprendersi il Pd

Nicola Zingaretti medita sul suo futuro dopo la batosta inflitta ieri a Enrico Letta. Spunta l'ipotesi della candidatura alla Camera. Poi sarà la volta del congresso nazionale

"La prima spallata non sarà la sua". Ma Zingaretti può riprendersi il Pd

Enrico Letta esce a pezzi dal voto sul Ddl Zan e nel Pd, anche per via del prossimo congresso nazionale, si riflette sul da farsi. Nicola Zingaretti è ancora il governatore della Regione Lazio ma, per le logiche della formazione che ha sede al nazareno, è un personaggio ingombrante. Anzitutto perché l'attuale segretario del Pd si regge sulla stessa maggioranza che ha sostenuto il suo predecessore. Immaginare l'ex segretario in panchina o come uno dei semplici peones eletti alle prossime politiche del 2023, poi, risulta complesso.

Una finestra si è aperta con l'elezione di Roberto Gualtieri a sindaco di Roma. Ci sarà un altro giro di suppletive. Zingaretti non ha escluso di scendere in campo: "Io sto servendo chi mi ha votato. Chi sarà il candidato in quel collegio lo deciderà la nostra alleanza. Io continuo a lavorare per la mia comunità, contento che il lavoro in questi due anni drammatici sia servito", ha detto l'ex leader Dem a Mezz'ora in più, così come ripercorso dall'Adnkronos. Non è una chiusura. In caso optasse per correre, però, il governatore dovrebbe dimettersi dal suo incarico in Regione. Il Pd potrebbe puntare sull'onda lunga dalla vittoria di Roma, cercando di spiazzare il centrodestra. Maggio, a questo punto, diventerebbe un mese chiave per le elezioni.

Gli ambienti zingarettiani sentiti da IlGiornale.it non smentiscono affatto: la candidatura nel collegio che fu di Gualtieri "è un'eventualità", ci dicono, aggiungendo che "dipende anche dalla Giunta di Roma". Zingaretti non vuole sciogliere la riserva prima che il neo sindaco della capitale componga la sua squadra. Perché una discesa in campo dell'ex vertice, ora come ora, potrebbe minare alla base logiche frammentate: la motivazione che circola nell'ambiente piddino è questa.

Per il collegio romano rimasto vacante, però, le ambizioni non mancano: Giuseppe Conte, giusto per fare un altro nome pesante, si è ben visto dal candidarsi in contemporanea con la battaglia di Virginia Raggi per le comunali. E prima o poi il leader pentastellato dovrà fare i conti con il consenso sul campo. Ma non ci sarebbe da stupirsi troppo se l'ex "avvocato degli italiani" mancasse pure questo appello. Un'altra motivazione - questa delle fughe di Conte - che rafforza l'ipotesi secondo cui, alla fine della fiera, sia proprio Zingaretti il "campione" scelto dall'Ulivo 2.0.

Ma è difficile che Zingaretti riesca a farsi eleggere in Parlamento in tempo utile per la partita per il Colle. Questo è vero, per quanto una parte del Pd confidi comunque che l'ex segretario venga eletto prima dello spartiacque chiamato Quirinale. Enrico Letta, del resto, ha dimostrato di non avere il polso dei suoi gruppi parlamentari: quanto accaduto sul Ddl Zan ha palesato tutte le difficoltà dell'attuale segreteria Dem. É una delle tante ombre che pende sulla testa dell'ex premier: cosa accadrebbe nel caso in cui l'attuale segretario non riuscisse a svolgere un ruolo chiave nella scelta del successore di Sergio Mattarella? Un ritorno sulla scena nazionale di Zingaretti fornirebbe qualche rassicurazione in più - dicono i Dem - ma i tempi sono troppo stretti.

Esclusa o quasi la possibilità che l'ex segretario piddino possa recitare un ruolo per il Quirinale, resta tuttavia il congresso nazionale, che dovrebbe svolgersi entro l'autunno del 2022. Per quel momento, Zingaretti potrebbe già essere tra coloro che siedono in Parlamento, mentre Enrico Letta potrebbe aver ricevuto un'altra "spallata", dopo la batosta presa ieri. Una "spallata" che è appunto ventilata per la sfida che riguarda il Presidente della Repubblica ma che - ci assicurano - non verrà "assestata da Zingaretti".

Il Pd è già in fermento per l'appuntamento congressuale. L'ex ministro Valeria Fedeli, esponente del correntone di Base Riformista, commentando a caldo l'esito del voto sul Ddl Zan, ha persino chiesto le dimissioni di chi ha gestito la faccenda, salvo poi ridimensionare le sue affermazioni. Base Riformista, sul provvedimento che avrebbe dovuto tutelare minoranze care al Pd, avrebbe voluto maggiore dialogo ed apertura da parte di Letta. E non è un mistero, neppure per la nostra fonte, che quella corrente ora rimpianga la segreteria di prima. Sono logiche che per il congresso andranno tenute a mente. Anche perché - come abbiamo svelato - pare che qualche "defezione" sul Ddl Zan sia arrivata proprio da Base Riformista.

Poi ci sono gli under-40, con l'attuale vicesegretario Giuseppe Provenzano che vorrebbe tentare la strada di una candidatura di bandiera: la classica mozione in grado di coprire almeno il 20% dei consensi. Ma Nextgeneration è una creatura di Zingaretti e, dinanzi ad un secondo mandato da segretario dell'attuale presidente della Regione Lazio, i giovani avrebbero pochi elementi per opporsi.

Se Letta dovesse arrivare ad ottobre con le ossa malmesse, in sintesi, Zingaretti, sempre nel caso si candidasse alle suppletive, sarebbe già il candidato naturale alla segreteria.

E il Pd tornerebbe tra le mani di chi, aderenze parlamentari alla mano, non se n'è mai andato. Il centrodestra, dal canto suo, sarebbe chiamato ad una contesa tanto improvvisa quanto attesa: quella per la presidenza della Regione Lazio.

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