Stellantis ci snobba anche nei dibattiti

Nessun ateneo italiano invitato al Forum sul futuro dell'auto: solo Francia, Usa e Marocco

Stellantis ci snobba anche nei dibattiti
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Francia, Stati Uniti e Marocco. E l'Italia? Ignorata. Per animare la seconda edizione del Freedom of Mobility Forum, il laboratorio digitale lanciato nel 2023 allo scopo di favorire il dibattito sulla mobilità del futuro, Stellantis ha inserito nel programma odierno gli studenti di tre importanti atenei, uno per Continente: Hec Paris, per l'Europa; Brandeis University con la Heller School for Social Policy and Management, nel Massachusetts (Usa); Ensa di Kenitra, in Marocco, per l'Africa.

Non a caso Kenitra, nell'ex Protettorato francese, dove già Stellantis produce, figura tra i territori più appetiti per il gruppo viste le agevolazioni previste per chi ci investe. E sempre il gruppo automobilistico, tempo fa, aveva inviato una lettera ai fornitori, intercettata e resa pubblica da Carlo Calenda (Azione), con elencate tutte le opportunità di costi offerte dal Paese sia per produrre in loco sia per esportare componenti in Europa. Alla lettera era allegato anche un opuscolo di benvenuto del Governo di Rabat. Documenti che hanno mandato su tutte le furie il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. «Questa lettera è in palese contraddizione rispetto a quello che Stellantis sostiene di prevedere per l'Italia», il suo commento. Per oggi, dunque, nessun invito a rappresentanti di un ateneo italiano, ma anche zero relatori tra gli esperti del nostro Paese nei dibattiti con Carlos Tavares, ad di Stellantis e co-presidente del Comitato consultivo dell'iniziativa, incentrati su come il pianeta Terra riuscirà a soddisfare le esigenze di mobilità di 8 miliardi di persone. John Elkann, presidente di Stellantis, se ne è accorto? Perché non ha suggerito a Tavares, viste anche le tensioni sulle fabbriche, di coinvolgere oggi un italiano? L'unico portabandiera nel Freedom of Mobility Forum è Massimo Ciuffini, esperto in mobilità sostenibile, membro del Comitato consultivo.

Nessuno vuole esporsi ufficialmente, ma un giro di telefonate ha palesato non poca amarezza visto il peso che il laboratorio di idee fondato da Tavares, una volta che Stellantis è uscita da Acea (Associazione costruttori europei di veicoli), ha dato all'Italia nonostante il blasone dei suoi marchi, la tradizione nel settore e soprattutto le eccellenze che esprime proprio sui temi che saranno trattati. Di sicuro, tra i Politecnici di Milano o Torino, come al Muner della Motor Valley emiliano-romagnola, si sarebbero aspettati di essere interpellati. È vero che sarà possibile interagire online, tramite tre sessioni di domande e risposte dedicate, ma una cosa è essere relatore e un'altra spettatore. «Le decisioni odierne - si legge nel comunicato che illustra i contenuti del Freedom of Mobility Forum 2024 di Stellantis - avranno un impatto sul futuro delle prossime generazioni, per questo si è ritenuto cruciale il coinvolgimento di più giovani nella discussione».

La premessa vergata da Tavares: «Il globo si sta riscaldando ed è in prestito ai nostri figli. Ora non è il momento per lo status quo. Non voglio che i miei nipoti scelgano tra la prevenzione di ulteriori cambiamenti climatici e la loro libertà di movimento!». Quindi, un appello: «I fornitori di mobilità devono cambiare le regole del gioco».

Spazio, tra i relatori, anche a Matthias Schmelzer, tedesco, storico economico, teorico e attivista per il clima, per il

quale, come recita la copertina di un suo libro, Il futuro è decrescita. Il suo biglietto da visita al Freedom of Mobility Forum organizzato da quello che rimane sempre un gruppo automobilistico? «Il futuro non è l'auto».

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