Svolta in sala operatoria. Primo trapianto di rene interamente con il robot

L'organo prelevato e impiantato senza tagli: in laparoscopia. Rapida la ripresa post-operatoria

Svolta in sala operatoria. Primo trapianto di rene interamente con il robot

Il futuro è già realtà: all'Ospedale Borgo Trento di Verona è stato eseguito il primo trapianto renale da vivente con un intervento interamente robotico, ovvero eseguito prelevando un rene sano dal donatore senza il classico taglio chirurgico ma in laparoscopia, con solo pochi piccoli fori sull'addome, per poi procedere all'impianto dell'organo nel paziente ricevente con la stessa procedura, garantendo in tal modo ad entrambi i soggetti una rapida ripresa post operatoria ed una breve convalescenza.

Un traguardo storico che unisce tradizione e innovazione e che segna una nuova era nella chirurgia d'eccellenza italiana, inaugurata a Verona dal Prof Alessandro Antonelli, direttore dell'Unità Trapianti Renali e punto di riferimento internazionale della chirurgia robotica, il quale, nonostante l'alta complessità del caso, ha condotto l'intervento con la sua equipe senza alcuna complicanza, forte dell'esperienza tecnica della sua squadra multi specialistica in chirurgia mini-invasiva.

A distanza di due settimane dal primo trapianto renale robotico da vivente, dalla stessa équipe è già stato eseguito con successo un secondo caso, segno che il percorso chirurgico intrapreso a Verona è solido e proiettato verso una sempre maggiore diffusione a livello nazionale.

Il trapianto renale si impone in quei pazienti che hanno ambedue i reni non più filtranti e funzionanti, interamente danneggiati da patologie croniche quali l'ipertensione, il diabete o malattie infettive, ed essendo questi due organi gemelli deputati a depurare il sangue, a rimuovere l'eccesso di liquidi ed eliminare le scorie con le urine, la mancanza di questa funzione vitale conduce a morte per intossicazione, per evitare la quale bisogna sottoporre il soggetto alla filtrazione artificiale, cioè alla Dialisi, una procedura lunga e faticosa, una seduta di circa tre ore che va applicata almeno tre volte a settimana, e che lega il destino e la sopravvivenza del paziente alla macchina dialitica, fino al giorno in cui arriva dal Centro Trapianti Nazionale un rene compatibile prelevato da un donatore deceduto o vivente da trapiantare, una opzione terapeutica che risolve la insufficienza renale cronica e terminale, garantendo senza alcun dubbio una migliore qualità di vita rispetto al trattamento dialitico. Le liste di attesa per ottenere un rene sano da sostituire con quello malato sono però lunghe in tutta Italia, e siccome si può vivere bene anche con un solo rene, dal momento che quello rimanente nel donatore è in grado di svolgere le funzioni normalmente svolte da due organi, sempre più spesso è un consanguineo od una persona legata emotivamente al ricevente, a donare in vita, dopo una accurata valutazione, un suo rene per liberare la persona cara dalla dipendenza della dialisi, ed assicurargli una vita autonoma e migliore. Sono ancora pochissime le realtà urologiche italiane in grado di offrire questo tipo di procedura chirurgica, oltre a quella di Verona i trapianti da viventi sono stati eseguiti al Policlinico di Bari e all'Ospedale Careggi di Firenze.

Al centro trapianti renali di Verona però, un Istituto con una esperienza di oltre 3mila interventi di espianto ed impianto tradizionali, si apre da oggi una nuova era, quella della chirurgia robotica mini invasiva, con due pazienti vivi e compatibili tra loro in sala operatoria, uno che dona un rene e l'altro che lo riceve, e le due operazioni vengono eseguite, in anestesia generale, con pochi accessi addominali, cosa che permette un rapido recupero post operatorio, riduzione del dolore e un ritorno alla vita dopo solo pochi giorni di degenza. L'intervento chirurgico è classificato di alta complessità, dura da un minimo di 3 ore a un massimo di 4-5 ore, ed è eseguito da un gruppo di 8-10 persone tra chirurghi, anestesisti, infermieri e tecnici che partecipano in equipe alla esecuzione dell'espianto e del trapianto. Il rene impiantato comincerà immediatamente a funzionare nel momento in cui sarà ricollegato alla circolazione sanguigna ed alla vescica del paziente ricevente, per il quale dal giorno dell'intervento non sarà più necessaria la dialisi.

Quello creato dal prof Antonelli nel Polo veronese è un vero gioco di squadra, con un gruppo specialistico multidisciplinare che ha condiviso protocolli, approcci e visione, per il primo trapianto renale da vivente interamente robotico, minimamente invasivo e di grande impatto clinico, che consentirà ai pazienti in trattamento dialitico di guardare al futuro con più speranza ed ottimismo. Donare un rene da vivente è un atto di generosità estrema, soprattutto se indirizzato ad una persona cara, e chi lo ha già fatto descrive questa esperienza come una delle più gratificanti della vita.

Ps: la donazione da vivente in Italia è regolata dalla legge n.

458 del 26 giugno 1967, il donatore può essere geneticamente un genitore, fratello, sorella o un soggetto emotivamente legato al ricevente qualora ad esso compatibile (Hla).

Da qualche anno in Italia è permessa anche la donazione cosiddetta "samaritana" di qualunque persona sana che decide di donare un suo rene a un paziente sconosciuto in attesa di trapianto.

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