Interni

Svolta Ue sui migranti. Asse Meloni-Macron. Una nave a Marsiglia. Frontex contro le Ong: facilitano le partenze

Ong in vista, migranti in mare. Non è una battuta, ma la sconcertante realtà rivelata da un rapporto Frontex, l'agenzia europea per la vigilanza sui confini esterni dell'Unione

Svolta Ue sui migranti. Asse Meloni-Macron. Una nave a Marsiglia. Frontex contro le Ong: facilitano le partenze

Ong in vista, migranti in mare. Non è una battuta, ma la sconcertante realtà rivelata da un rapporto Frontex, l'agenzia europea per la vigilanza sui confini esterni dell'Unione. «In assenza delle navi delle Ong nel Mediterraneo molti (migranti) rifiutano di partire», nota il rapporto redatto grazie alle dichiarazioni rese dai clandestini partiti dalla Tripolitania nord occidentale nei primi cinque mesi del 2021. Come dire che i migranti non partono se i trafficanti di uomini non garantiscono l'indispensabile appoggio delle navi Ong. Quanto basta per affermare che «La presenza delle navi delle Ong, soprattutto in navigazione tra Zuara e Zawiya, continua a essere un ulteriore fattore di attrazione» ovvero un incentivo (pull factor) per tutti i migranti intenzionati a raggiungere l'Italia. Ma a rendere doppiamente sconcertante il documento di Frontex s'aggiunge la sua comparsa all'indomani delle dichiarazioni dei portavoce dell'Unione Europea che invitavano il governo italiano a facilitare gli sbarchi dalle navi Ong. Un tempismo che suggerisce l'ipotesi di una spaccatura interna all'Ue sul tema dei migranti e dei rapporti con l'Italia.

Ipotesi corroborata dalla decisione francese di accogliere «già dalle prossime ore» tutte le 234 persone raccolte dalla Ocean Viking, la nave di «SOS Méditerranée» battente bandiera norvegese. L'apertura arriva dopo il colloquio di Giorgia Meloni con il presidente francese Emmanuel Macron di lunedì sera seguito, ieri pomeriggio, da una telefonata fra i ministri Matteo Piantedosi e l'omologo Gérald Darmanin. Due chiacchierate informali in cui la posizione italiana è stata ribadita con molta fermezza. Infatti la premier gongola: «I cittadini chiedono di difendere i confini. Lo stiamo facendo». Poi la nota ufficiale: «Esprimiamo il nostro sentito apprezzamento per la decisione della Francia di condividere la responsabilità dell'emergenza migratoria. L'emergenza immigrazione è un tema europeo e come tale deve essere affrontato, nel pieno rispetto dei diritti umani e del principio di legalità». Ma l'apertura francese ha anche il sapore di un'indiretta risposta alle sollecitazioni Ue e al rifiuto di Berlino e Oslo di accogliere i migranti raccolti da due navi Ong battenti bandiera tedesca e norvegese. Un'«entente cordiale» un'intesa amichevole con Parigi è indispensabile anche per riprendere il cammino sulle tre impervie strade obbligate per imprimere una svolta alla questione dei migranti. La più percorribile resta la ricollocazione, ovvero la spartizione dei migranti tra i vari paesi europei. Per quanto promessa ad Angelino Alfano nel 2015 e garantita a Luciana Lamorgese negli incontri di Malta del settembre 2019 la ricollocazione non si è mai concretizzata. E soprattutto non si è mai estesa agli «irregolari» ovvero alla maggioranza di quanti approdano in Italia. Tant'è che il ministro degli Interni Matteo Piantedosi s'inalbera: «Sui diritti umani non accettiamo lezioni da nessuno».

Le altre due strade restano difficilmente percorribili anche con l'aiuto francese. La modifica del trattato di Dublino richiede un voto unanime del Consiglio Europeo praticamente impossibile vista l'irriducibile opposizione dei paesi dell'Est e Nord Europa. E finché Est e Nord Europa saranno minacciati da un allargamento del conflitto in Ucraina resterà assai improbabile anche l'avvio, evocato da Giorgia Meloni nel suo discorso programmatico, di una missione militare europea per combattere i trafficanti di uomini sulle coste libiche.

La mano tesa sottobanco da Frontex e l'apertura di Parigi hanno comunque regalato un po' di fiato ad un esecutivo Meloni stretto tra l'assedio delle Ong, le barricate europee e le sferzate di un'opposizione pronta a calpestare l'interesse nazionale pur di cavalcare il tema dell'accoglienza. «Cercheremo di concordare il ricollocamento in Europa almeno per una parte di quelli sbarcati. Volevamo dare un segnale di svolta, ma a questo punto di più non possiamo fare... E del resto i numeri degli arrivi non sono in fondo ingestibili - ripetevano ieri mattina le voci raccolte da Il Giornale a Palazzo Chigi.

Più ingestibile invece il fuoco amico: «Il problema non sono solo le Ong - sottolineavano le stesse voci - è anche un Salvini che pur di farsi sentire continuerà a chiedere di non indietreggiare».

Commenti