Teheran apre all'Europa "Ma niente stop sull'uranio"

A Ginevra vertice tra ministri degli Esteri. Da Araghchi concessioni su un rallentamento dell'arricchimento, esclusa una sospensione

Teheran apre all'Europa  "Ma niente stop sull'uranio"
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Un lungo pomeriggio di trattative per portare a casa poco o nulla. È il bilancio dell'incontro di ieri in un hotel di Ginevra tra i ministri degli Esteri nel format E3 (il francese Jean-Noël Barrot, il britannico David Lammy e il tedesco Johann Wadephul), l'alta rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri Kaja Kallas e il loro omologo iraniano Abbas Araghchi. Il negoziato, incominciato attorno alle 15,30 e preceduto da conciliaboli informali da parte dei quattro europei, andava nella direzione di sfruttare a livello diplomatico la finestra di due settimane offerta dal presidente americano Donald Trump per decidere se bombardare l'Iran.

Il punto principale del pacchetto europeo è quello che riguarda di fatto la rinuncia di Teheran al programma nucleare iraniano, con la possibilità per l'Aiea (l'agenzia internazionale dell'energia atomica) di "garantire, attraverso un sistema di ispezioni inconfutabili, che in Iran non verranno sviluppate armi nucleari", come ha detto il direttore generale dell'Aiea Rafael Grossi. Sul punto Teheran avrebbe detto più no che sì. Secondo quanto riferito alla Cnn da Majid Farahani, un funzionario della presidenza iraniana, l'Iran non è intenzionato a interrompere l'arricchimento nucleare: "Forse può essere più basso, ma non lo fermeremo".

Un po' di delusione mascherata da cautissimo ottimismo ("una trattativa è possibile e spetta ormai a tutte le parti coinvolte cogliere questa opportunità e impegnarsi su questa strada", diceva Barrot) serpeggiava ieri tra le delegazioni europee alla fine dei colloqui. "Siamo stati chiari: l'Iran non può avere armi nucleari", la durezza di Lammy. "La scelta militare può ritardare ma non eliminare il problema", la cautela di Barrot. "Per la Germania è di fondamentale importanza che gli interessi di sicurezza di Israele siano tutelati. Daremo priorità a questo in tutte le discussioni future", la certezza di Wadephul.

Insomma, frasi interlocutorie, anche se tutti, Iran compreso, hanno fatto intendere che i colloqui andranno avanti. Teheran sembra però puntare soprattutto sulla ripresa dei negoziati con gli Stati Uniti che erano "molto promettenti", dice Araghchi, prima del "tradimento" e dell'attacco "brutale e ingiustificabile" da parte di Israele. "Trump può facilmente fermare la guerra con una sola telefonata agli israeliani", assicura Farahani".

Teheran gioca la partita di sostenerne ufficialmente un uso pacifico del nucleare, sperando di non dovervi rinunciare. Quello che ieri Araghchi, esperto negoziatore e considerato una colomba del regime degli Ayatollah, ha ribadito alle controparti europee. Che a un certo punto si sono sentiti chiedere una pausa di riflessione da parte degli uomini di Teheran. Qualcuno vi aveva visto un segnale di apertura, ma alla luce degli umori di fine colloqui potrebbe non essere andata proprio così.

A proposito di nucleare, Grossi ha ieri illustrato al Consiglio di Sicurezza Onu la situazione negli impianti nucleari bombardati nei giorni scorsi dagli iraniani: se nei siti di Natanz, Fodrow e Isfahan non ci sarebbero stati danni rilevanti e il livello delle radiazioni sarebbe nella norma, a preoccupare è Bushehr "il sito in Iran dove le conseguenze di un attacco potrebbero essere più gravi. È una centrale nucleare in funzione e un attacco diretto potrebbe comportare un rilascio molto elevato di radioattività nell'ambiente".

Gli altri punti proposti dagli europei comprendono la supervisione delle attività

balistiche, lo stop ai finanziamenti alle organizzazioni terroristiche e la liberazione degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, supportata da Teheran. Ma sono dossier tutto sommati minori. Il ritornello è: bomba o non bomba?

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