
I colloqui indiretti tra Israele e Hamas per porre fine alla guerra sono iniziati a Sharm el-Sheikh ieri, alla vigilia del secondo anniversario dall'attacco del gruppo militante del 7 ottobre 2023. Donald Trump si mostra ancora una volta ottimista, e spiega che "la prima fase dei negoziati dovrebbe essere completata questa settimana". "Sto chiedendo a tutti di agire velocemente e continuerò a monitorare questo conflitto che dura da secoli - prosegue - Il tempo è essenziale o seguirà un massacro, qualcosa che nessuno vuole vedere". Per il presidente americano "ci sono state discussioni molto positive con Hamas e con Paesi di tutto il mondo (arabi, musulmani e altri) questo fine settimana per liberare gli ostaggi, porre fine alla guerra e, cosa più importante, finalmente ottenere la tanto desiderata pace in Medioriente". "Questi colloqui sono stati molto proficui e stanno procedendo rapidamente", ripete il tycoon.
I media israeliani riferiscono che del team negoziale inviato in Egitto da Gerusalemme fanno parte il vicedirettore del Mossad, il coordinatore per gli ostaggi del governo Gal Hirsch e un consigliere per la politica estera molto vicino al primo ministro Benjamin Netanyahu, Ophir Falk. Il capo negoziatore della squadra israeliana, il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, dovrebbe raggiungere la località egiziana nello stesso giorno in cui sono attesi l'inviato Usa Steve Witkoff e Jared Kushner, genero di Trump, a cui il comandante in capo ha ormai riconosciuto una parte di rilievo in questa partita. L'agenzia di intelligence statale egiziana Al-Qahera News, da parte sua, sostiene che "mediatori egiziani e qatarioti stanno lavorando con entrambe le parti per stabilire un meccanismo" per lo scambio di ostaggi detenuti a Gaza con i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, precisano. Un funzionario palestinese riferisce ai quotidiani arabi che Hamas chiede in particolare il rilascio di sei detenuti anziani, insistendo sulla liberazione di Marwan Barghouti (condannato a 5 ergastoli e 40 anni di reclusione per vari omicidi), Ahmed Saadat (30 anni per aver guidato un'organizzazione terroristica illegale, il Pflp, e per reati legati alla sicurezza), Hassan Salama Abdullah (48 ergastoli per vari attacchi terroristici), Ibrahim Hamed (54 ergastoli per attacchi terroristici), Abdullah Barghouti (67 ergastoli per omicidi e attentati) e Abbas al-Sayed (35 ergastoli per omicidi, lesioni gravi e la regia di vari attentati). Israele ha già fatto sapere che alcuni detenuti condannati all'ergastolo per gli attentati nei primi anni 2000 che hanno provocato centinaia di vittime civili non faranno parte della lista degli scarcerati. E tra questi c'è Barghouti. Inoltre, il movimento vuole un massiccio afflusso di aiuti, al ritmo di 400 camion al giorno, e che i residenti di Gaza possano spostarsi facilmente tra il Sud e il Nord della Striscia.
I negoziati cercheranno di "determinare la data di una tregua temporanea", nonché di creare le condizioni per una prima fase del piano di pace con il rilascio di ostaggi e detenuti, afferma un alto funzionario di Hamas, secondo cui il capo negoziatore del movimento Khalil al-Hayya (che Israele ha cercato di assassinare con l'attacco a Doha il mese scorso), ha incontrato al Cairo i mediatori di Egitto e Qatar, prima dei colloqui indiretti con Israele. "Prevediamo che i negoziati saranno difficili e complessi, data l'intenzione dell'occupazione di continuare la sua guerra di sterminio", sottolinea una fonte palestinese vicina a Hamas, secondo cui questo ciclo di colloqui "potrebbe durare diversi giorni".
Le due parti in guerra hanno risposto positivamente al piano in 20 punti di Trump, ma raggiungere un accordo sui dettagli si preannuncia un'impresa ardua. La proposta prevede il disarmo di Hamas, che difficilmente il gruppo militante accetterà, e anche il ritiro completo delle forze israeliane da Gaza, ma Netanyahu ha promesso di ridispiegare le truppe "in profondità" nel territorio.
Per Bishara Bahbah, mediatore palestinese americano, è improbabile che Hamas abbandoni i colloqui senza un accordo, sebbene "vogliano garanzie che la guerra sia veramente finita e che non ci sarà un ritorno ai combattimenti né violazioni israeliane" dell'intesa.