Trump insiste sulla pace ma non esclude la guerra. Il suo veto su Khamenei

"Intesa a breve" e un no al piano per eliminare l'ayatollah. Macron chiude a Putin come mediatore

Trump insiste sulla pace ma non esclude la guerra. Il suo veto su Khamenei
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Dopo il blitz israeliano che ha tentato di colpire i centri nevralgici del programma nucleare iraniano e i reciproci attacchi missilistici per tutto il fine settimana, Donald Trump ribadisce che gli Stati Uniti «non sono al momento coinvolti» nel conflitto tra Tel Aviv e Teheran, ma «è possibile» che questo accada.

Secondo quanto rivelano due funzionari Usa, tuttavia, nei giorni scorsi il presidente ha posto il veto a un piano di Israele per uccidere la Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei. «Gli iraniani hanno già ucciso un americano? No. Finché non lo faranno, non parleremo nemmeno di prendercela con la leadership politica», affermano. In un'intervista ad Abc News, invece, il tycoon ventila l'idea che il presidente russo Vladimir Putin assuma il ruolo di mediatore. Trump si dice «aperto» all'idea e sottolinea: «È pronto. Mi ha chiamato per parlarne. Ne abbiamo parlato a lungo». Un'eventualità che senza dubbio sarebbe rilevante per una rilegittimazione di Putin a livello internazionale, oltre a distogliere l'attenzione sulla guerra in Ucraina. Eventualità bocciata dal presidente francese Emmanuel Macron, che invece intende chiedere nuove sanzioni contro Putin al G7. The Donald, comunque, è convinto che «avremo presto la pace tra Israele e Iran»: «Dovrebbero raggiungere un accordo, e lo faranno, proprio come ho fatto con India e Pakistan, in quel caso usando gli scambi commerciali con gli Usa per portare ragione, coesione e buon senso nei colloqui con due leader eccellenti che sono stati in grado di prendere rapidamente una decisione e di fermarsi», prosegue su Truth, ricordando di aver impedito, durante il suo primo mandato, l'escalation verso il conflitto fra Serbia e Kosovo.

Ma allo stesso tempo, avverte che se Teheran attaccasse gli Stati Uniti in qualsiasi modo, verrebbe colpita con tutta la forza del suo esercito. «Se venissimo attaccati in qualsiasi modo, tutta la forza e la potenza delle Forze Armate statunitensi si abbatterebbe su di loro a livelli mai visti finora», assicura, per poi ribadire che «possiamo facilmente raggiungere un accordo tra Iran e Israele e porre fine a questo sanguinoso conflitto».

Intanto un alto funzionario del gabinetto di sicurezza israeliano conferma che «dietro le quinte stanno emergendo iniziative di mediazione» con la Repubblica islamica, anche se «al momento non esiste alcuna proposta concreta di cessate il fuoco». L'Iran, invece, avrebbe contattato Oman e Qatar chiedendo di mediare con Washington perché fermino gli attacchi israeliani e riprendano i colloqui sul nucleare. A rivelarlo è una fonte informata al Jerusalem Post, secondo cui anche l'Arabia Saudita starebbe lavorando dietro le quinte per promuovere una tregua con l'obiettivo di far ripartire i negoziati.

Da Mosca, invece, il ministro degli Esteri Serghei Lavrov concorda con il collega turco Hakan Fidan che sia «necessario interrompere immediatamente» i bombardamenti tra Israele ed Iran «e impedire un'ulteriore spirale di violenza, con conseguenze gravissime e imprevedibili per l'intera regione».

Nel corso di un colloquio telefonico - spiega il dicastero russo - Fidan «ha espresso profondo apprezzamento per la continua disponibilità di Mosca a intraprendere sforzi di mediazione» per la ricerca di «soluzioni reciprocamente accettabili alle attuali questioni controverse, compreso il programma nucleare iraniano». Lo stesso presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha parlato al telefono con Trump esortando a una «azione urgente» per evitare un allargamento e una «pericolosa escalation» del conflitto Israele-Iran.

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