
Il grande ottimismo di Donald Trump sulla fine della guerra a Gaza rischia di scontrarsi con la dura realtà - o peggio - con le strategie di Hamas. Alla vigilia dell'incontro di oggi alle 17 italiane con il primo ministro Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca, il presidente americano ha ribadito la sua grande fiducia in un'intesa basata sul piano statunitense in 21 punti, anticipato dai media: "Abbiamo un'enorme opportunità di grandezza in Medioriente. Tutti sono a bordo per qualcosa di speciale, per la prima volta in assoluto. Lo realizzeremo!!!", ha scritto Trump sul suo social Truth. Più tardi, intervistato da Axios, il leader Usa ha confermato che "tutti si sono uniti per avere un'intesa, anche se ancora dobbiamo completarla". L'impressione è che il presidente speri di finalizzare l'accordo già oggi, per annunciarlo subito dopo o al massimo domani. Il tema, con tutta la questione di Gaza, è stato al centro di una telefonata del presidente con la premier italiana Giorgia Meloni.
Nel frattempo le Brigate Qassam (braccio militare di Hamas) hanno fatto sapere di aver perso i contatti con due dei circa venti ostaggi ancora in vita a Gaza. Si tratta di Omri Miran e Matan Ingres, di cui si sarebbero perse le tracce in seguito a quelle che gli integralisti descrivono come le "barbare" operazioni israeliane nei quartieri di Sabra e Tel al-Hawa a Gaza City. Il messaggio è chiaro: l'offensiva in città mette in pericolo la vita dei due rapiti. Tanto che in un comunicato successivo si passa alla richiesta esplicita: l'esercito israeliano deve interrompere gli attacchi su Gaza City per 24 ore e ritirarsi immediatamente a sud dell'autostrada 8, finché i miliziani non saranno riusciti a recuperare i rapiti.
Che i terroristi dicano il vero o meno, quel che è certo è che a Gaza l'operazione Carri di Gedeone II prosegue sanguinosa, mentre 780mila civili su 1 milione hanno lasciato la città. I morti sarebbero stati almeno una quarantina dall'alba di ieri e avrebbero superato quota 66mila da inizio conflitto. Anche per questo padre Gabriel Romanelli, parroco della chiesa della Sacra Famiglia di Gaza, a proposito del piano-Trump spiega che "la gente qui non ci crede: hanno sofferto e soffrono moltissimo. Sono state date troppe false speranze".
Il paradosso è che Hamas dice di non aver ancora ricevuto il piano, che al momento è una bozza pronta a subire modifiche. I Paesi arabi e musulmani pare abbiano già presentato proposte di revisione e i cambiamenti saranno sottoposti a Netanyahu durante l'incontro con Trump di oggi. In discussione c'è il ruolo dell'Anp a Gaza, con i Paesi arabi che premono per incarichi di governo immediati e spingono perché il ritiro completo delle Idf venga esplicitato meglio, mostrandosi ben più tiepidi sulla consegna delle armi di Hamas. Quanto a Netanyahu, su Fox News si dice favorevole a un salvacondotto per i membri di Hamas, se rilasceranno tutti gli ostaggi. Ma "Bibi" continua a rigettare l'idea di un'Anp protagonista a Gaza.
È la conferma che il piano "non è ancora stato finalizzato": "Ci stiamo lavorando", spiega Netanyahu, mentre l'ultradestra gli chiede di proseguire la guerra e strappa in patria un provvedimento a cui teneva: il disegno di legge che prevede la pena di morte per i terroristi.