Cronaca internazionale

Ultimo orrore a Teheran. "Stuprati brutalmente donne e uomini in cella"

Testimonianze choc da prigioni e ospedali. Meloni: "Sosteniamo il desiderio di libertà"

Ultimo orrore a Teheran. "Stuprati brutalmente donne e uomini in cella"

L'Iran precipita in un clima di estrema paura, la repressione si intensifica ed è sempre più violenta. Ma in questa rivolta eroica le donne non vogliono cedere. Lo slogan «Donne, vita, libertà» risuona nelle piazze e nelle strade. Le chiamano «donne dissolute», «pedine» di un complotto ordito dai governi occidentali. Ma non si fermano nonostante le forze di sicurezza scivolino nell'abiezione più cupa. Botte, torture, ma adesso emergono anche segnalazioni di violenze sessuali contro attivisti nelle carceri. È successo ad Armita Abbasi, 20 anni, capelli tinti di biondo platino, un piercing al sopracciglio, lenti a contatto colorate, che si filma su TikTok insieme ai suoi gatti dal suo soggiorno. Ad Armita la rivolta le ha cambiato la vita. Le forze di sicurezza l'hanno sottoposta ad alcune delle peggiori brutalità. La polizia l'ha accusata di essere una «leader delle proteste» e di avere in casa «10 molotov». Ma il regime ha pure trasformato Armita come Mahsa e Nika Shahkarami prima di lei in simboli della protesta. Una volta iniziate le manifestazioni Armita ha cominciato a postare sui suoi account social delle critiche al regime, senza nascondersi dietro l'anonimato. È stata arrestata a metà ottobre nella sua città Karaj, appena fuori Teheran. Secondo le testimonianze dei medici dell'ospedale Imam Ali, dove la giovane è stata portata d'urgenza il 17 ottobre, era stata «torturata e brutalmente stuprata». «Aveva la testa rasata e tremava, hanno riferito i medici. La ragazza è ora detenuta nel famigerato carcere di Fardis, sempre nella sua città.

Ma gli orrori non si fermano qui. C'è anche la testimonianza di un ragazzo di 17 anni arrestato che ha raccontato: «Quattro uomini urlavano con forza in un'altra cella. Uno di loro è stato mandato nella sala d'attesa dove mi trovavo. Gli ho chiesto cosa significassero tutte quelle urla e lui mi ha spiegato che stavano stuprando alcuni uomini». Altre ragazze sono state minacciate di violenza sessuale per costringerle a rilasciare confessioni forzate. «Sta avvenendo un crimine e non posso rimanere in silenzio», ha scritto un medico dell'ospedale Imam Ali in un post sui social.

La risposta del regime è sempre più brutale. Teheran ha adottato un «approccio anti insurrezionale» scrive l'Institute for the study of war. Cioè le unità militari sono propense «all'utilizzo estremo della forza e a uccidere i civili in modo indiscriminato». Le Nazioni Unite hanno chiesto alle autorità di imporre una moratoria sulla pena di morte. L'Iran intanto fa sapere che «finora, 40 cittadini stranieri sono stati arrestati per il loro coinvolgimento nelle manifestazioni». Ma la stretta del regime continua, implacabile. Il quotidiano economico iraniano Jahan-e Sanat (Il mondo dell'industria) è stato chiuso. Il motivo? La pubblicazione di un'intervista al politico Sadegh Zibakalam, dove l'intervistato esprime critiche nei confronti delle forze di sicurezza. Il quotidiano aveva anche pubblicato in prima pagina una foto di Kian Pirfalaki, bambino di 9 anni ucciso.

Ma il clima si sta surriscaldando anche sul fronte esterno. L'Iran ha iniziato a produrre l'uranio arricchito al 60 per cento nel suo impianto di Fordo. Ma il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa John Kirby ci va cauto: le notizie «non sono verificate in modo indipendente».

Arriva poi anche il commento del presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Dobbiamo sostenere il desiderio di libertà e le battaglie che, dall'Afghanistan all'Iran, le donne stanno portando avanti con coraggio».

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