
I dettagli contano. E raccontano due diverse storie.
La prima è che, nonostante la mozione di censura che domani sarà al voto del Parlamento di Strasburgo, Ursula von der Leyen non pare preoccuparsi troppo dei patemi dei Socialisti. E questo nonostante S&D ipotizzi l'astensione alla sfiducia, proposta da un pezzo dei conservatori di Ecr (i romeni di Aur e poi i polacchi di Pis, ma non Fdi) e sostenuta dai Patriots (il gruppo sovranista dove militano Lega, Rassemblement national di Marine Le Pen e Fidesz di Viktor Orbán) e da Esn (a cui aderiscono i criptonazisti tedeschi di Afd). Un posizionamento solo politico quello dei Socialisti, perché è impensabile che - come richiede il regolamento - i due terzi dei presenti al voto si esprimano contro von der Leyen. Senza contare che sul punto la sinistra è divisa, in Europa e pure in Italia. Non a caso il senatore dem Filippo Sensi non esita a dire di non avere alcuna simpatia per le "ambiguità" di von der Leyen, ma ritiene una "cinica viltà" astenersi "sulla mozione di sfiducia dei rossobruni". A essere diviso, ovviamente, è anche il centrodestra. Fdi si è smarcato dagli "amici" conservatori di Aur e Pis e non appoggerà la mozione. Lo stesso farà Forza Italia. Mentre la Lega sembra rivolgersi proprio al partito di Giorgia Meloni quando - in una nota ufficiale - fa sapere che voterà contro von der Leyen e che "appoggiarla oggi significa essere suoi complici".
La minaccia socialista, intanto, consente alla capogruppo di S&D a Strasburgo Iratxe García Pérez di chiedere pubblicamente a von der Leyen un "cambio di rotta", ponendo il veto sulla politica dei due forni adottata dall'inquilina di Palazzo Berlaymont. La risposta del Parlamento europeo, implicita, arriva a stretto giro. La plenaria di Strasburgo, infatti, approva con 357 voti contro 266 una risoluzione che chiede di preservare la memoria di tutte le vittime del periodo comunista del dopoguerra in Slovenia. Insomma, proprio ieri sulle foibe slovene si è saldata nuovamente quella "maggioranza Venezuela" che da tempo agita i socialisti europei e sta mandando in tilt il Psoe in Spagna (ma Pedro Sánchez ha già i suoi problemi in casa) e il Pd in Italia. Votano per censurare le foibe che risalgano al comunismo di Tito il Ppe, Ecr, Patriots e Esn. Esattamente quell'asse che da mesi manda in crisi Socialisti e Greens. Con Carlo Fidanza che affonda il colpo. "A Strasburgo - dice il vicepresidente di Ecr e capo-delegazione di Fdi a Bruxelles - Pd, M5s e Avs hanno vergognosamente dimostrato la loro ambiguità nel non condannare i crimini di Tito in Slovenia e nel fare i conti con la storia macabra del comunismo internazionale".
La seconda storia è invece focalizzata su Ecr. Perché il voto di domani è destinato a spaccare il gruppo dei conservatori. La mozione di sfiducia è stata presentata dal rumeno di Aur Gheorghe Piperea e sottoscritta dai polacchi di Pis. Fdi voterà invece contro e spera che la maggior parte del gruppo conservatore quantomeno si astenga, cosa non scontata. Non è chiaro, per dire, cosa faranno i quattro eurodeputati di Identité-Libertés di Marion Maréchal. Di certo, la tre giorni organizzata a Napoli da Ecr - che si aprirà proprio giovedì, giorno in cui a Strasburgo si vota la mozione contro von der Leyen che sarà in quelle stesse ore a Roma ospite di Meloni per la Ukraine Recovery Conference 2025 - sarà l'occasione per ricompattare il gruppo conservatore.
All'appuntamento - organizzato dal segretario generale di Ecr e deputato di Fdi Antonio Giordano - parteciperanno infatti i vertici di Ecr: il presidente Mateusz Morawiecki e i
vicepresidenti Fidanza, Maréchal e George Simion (Aur), oltre allo stesso Giordano. E venerdì a Napoli è atteso anche il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue Raffaele Fitto. La sua presenza, però, non stata ancora confermata.