Guerra in Israele

Il Vaticano equidistante e il disagio dei cardinali. "Il Papa deve schierarsi"

Dubbi per la "neutralità" di Bergoglio. Il presidente israeliano Herzog: "Serve una dichiarazione forte"

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A pochi giorni dall'Angelus in cui il Papa è tornato a chiedere preghiere per la situazione israelo-palestinese e a ripetere che la guerra è sempre una sconfitta, il presidente d'Israele Isaac Herzog invoca ai microfoni di Bruno Vespa una dichiarazione di condanna «molto forte» dalla Santa Sede contro Hamas.

L'attacco del 7 ottobre ha provocato tensioni tra Tel Aviv e Vaticano dopo la dichiarazione dei patriarchi di Gerusalemme giudicata «deludente e frustrante» dall'ambasciatore Raphael Schutz. La Segreteria di Stato è riuscita a ricucire lo strappo dopo gli appelli del Papa per il cessate il fuoco. Le parole di Herzog, che ci ha tenuto a rivendicare l'impegno personale nella difesa dei cristiani mediorientali, sembrano manifestare un certo fastidio per la linea di Francesco. Questa posizione, invece, piace alla parte del mondo cattolico che si è unita alle manifestazioni per la pace indette nei giorni scorsi da Amnesty. All'interno della stessa Chiesa, però, nonostante la preoccupazione condivisa per la crisi umanitaria a Gaza, non mancano sfumature diverse su quanto sta avvenendo in Terra Santa e sulle reazioni nel resto del mondo. A differenza della dichiarazione dei patriarchi, l'ambasciata israeliana presso la Santa Sede ha apprezzato la netta reazione del cardinale di Boston Sean O'Malley che subito dopo il 7 ottobre ha emanato una nota in cui si affermava che «non c'è spazio per ambiguità morali su questo tema». C'è poi chi non nasconde la sua preoccupazione per le manifestazioni pro-Palestina in Europa. In Francia sono state vietate per timore di disordini. Una decisione ragionevole per monsignor Bernard Ginoux, già vescovo di Montauban, che a Il Giornale ha spiegato come «l'islamo-sinistra francese rifiuta di riconoscere Hamas come movimento terroristico». Per il vescovo francese, «queste manifestazioni non sono per la pace e nemmeno per gli abitanti di Gaza, ma per sostenere Hamas contro Israele».

Monsignor Nicola Bux, già collaboratore di Benedetto XVI e con una lunga esperienza a Gerusalemme, invita a riflettere sulla reazione dell'università al-Azhar, massima istituzione sunnita da cui è partito in questi giorni un appello ai musulmani ad essere uniti contro gli occidentali. «La crisi in Israele seguita al massacro compiuto da Hamas ha fatto abbandonare l'irenismo al Grande Imam di Al-Azhar che con papa Francesco aveva firmato la Dichiarazione di Abu Dhabi sulla fratellanza», evidenzia Bux.

Anche il cardinal Gerhard Müller confessa la sua preoccupazione per le immagini di queste settimane delle manifestazioni anti-israeliane nelle città europee. «L'Europa non ha fatto discernimento sui migranti ed ora ci troviamo in piazza chi grida morte a Israele». La libertà di pensiero non giustifica queste condotte, ci dice l'ex prefetto per la dottrina della fede aggiungendo che «tutti devono accettare il diritto di Israele ad esistere». Un concetto espresso ieri anche dal cardinale Fernando Filoni. E sulla pace, Müller ricorda che va coniugata con la giustizia.

Un richiamo che fa tornare d'attualità un pensiero del cardinale Giacomo Biffi riproposto nel recente «La meraviglia del pensiero cristiano» (Cantagalli) su quegli «ambienti e aggregazioni ideologiche dove magari si condanna la guerra, ma poi si esaltano le rivoluzioni e le lotte di classe condotte con la violenza».

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