Il Viminale vigila: "Allerta massima". E Crosetto su Israele: "Netanyahu sbaglia"

Il governo condanna l'attacco negli Usa. Il ministro: "Da amici siamo stati lineari"

Il Viminale vigila: "Allerta massima". E Crosetto su Israele: "Netanyahu sbaglia"
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Un agguato armato davanti al Capital Jewish Museum, nel cuore di Washington, costa la vita a due giovani funzionari dell'ambasciata israeliana. Lo sdegno e la preoccupazione per questo attacco accompagnato dal grido «Free Palestine» è condiviso dai governi occidentali, con l'esecutivo italiano che lancia un monito molto forte indirizzato a chi confonde la critica al governo israeliano con l'antisemitismo.

Giorgia Meloni sceglie un rispettoso silenzio, rilanciando però il messaggio di Antonio Tajani. «L'antisemitismo figlio dell'odio contro gli ebrei va fermato, gli orrori del passato non possono più tornare». L'allarme viene fatto risuonare anche da Ignazio La Russa che parla di «ennesimo gesto di odio» compiuto «al grido Free Palestine che si inserisce in un clima sempre più allarmante». Sulla stessa linea Lorenzo Fontana che chiede di «fermare questa preoccupante spirale».

Il vicepremier e leader leghista Matteo Salvini su Rai 1 cita il clima che si è creato, anche «quei negozi, ristoranti, librerie o università che mettono fuori i cartelli che invitano gli ebrei e gli israeliani a non entrare». «Speravo fosse finita nel secolo scorso la caccia all'ebreo» dice.

Dritto al punto va il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: «Di recente è particolarmente impegnativo fronteggiare rigurgiti di antisemitismo mimetizzati da critiche al governo israeliano. Dopo la sparatoria di Washington abbiamo innalzato il livello di attenzione, peraltro già molto alto sui siti e la comunità ebraica in Italia» dice a margine di un convegno del Coisp. «Da mesi abbiamo dispiegato un complesso dispositivo di vigilanza su diversi siti. Ma soprattutto abbiamo allertato tutte quelle che sono le capacità di scambio di informazioni tra agenzie di intelligence e le forze di polizia. C'è massima attenzione come da nostra tradizione».

Piantedosi respinge con forza «quella narrazione per cui il governo italiano dovrebbe essere responsabile di non so che cosa, di genocidio, e tutto questo poi si traduce nella lettura che certe persone poco avvedute, poco strutturate, trasferiscono nella piazza quando si ritengono legittimati a tradurre tutto questo in aggressioni alle forze di polizia. Il governo ha preso posizioni molto nette rispetto al governo israeliano e ha dato un contributo come pochi altri paesi europei. Con Food for Gaza siamo impegnati sugli aiuti umanitari come sul trasferimento in Italia di bambini palestinesi bisognevoli di cura».

Chi si sofferma sulla necessità di esercitare pressione sul governo israeliano è Guido Crosetto. «L'Italia tra i paesi occidentali è quello che su Gaza ha avuto la posizione più lineare e più corretta. Non siamo mai arretrati un giorno dalla nostra posizione di due popoli due Stati, siamo stati i più duri quando Israele ha invaso il Libano a richiamarla ai suoi obblighi internazionali. È giusto che una nazione amica di Israele dica a Netanyhau che sta sbagliando».

Tajani, atterrato a Città del Messico, torna su quanto accaduto a Washington. Lo fa sottolineando la necessità di «non confondere il governo di Israele con il popolo ebraico: il governo si può criticare, ma chi è di religione ebraica non deve essere vittima di chi non è d'accordo con l'esecutivo». Il ministro degli Esteri si dice preoccupato per i «rigurgiti di antisemitismo, anche in Europa, che non aiutano gli sforzi per la pace. In Israele si vota. Saranno gli israeliani a decidere il loro primo ministro, poi si può non essere d'accordo con le azioni di Netanyahu, ma Hamas è un movimento terrorista».

Giorgia Meloni nel tardo pomeriggio ha modo di confrontarsi a Palazzo Chigi con il premier bulgaro Rossen Jeliazkov. Un faccia a faccia in cui i due leader si soffermano in particolare sul conflitto russo-ucraino, «confermando gli sforzi per il raggiungimento di una pace giusta e duratura».

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